domenica 25 novembre 2018

La Resistenza di una famiglia della borghesia trevigiana - (Famiglia Merenda, 1943-1945)

Ottaviano Merenda e Elena Rubinacci, genitori del caduto
partigiano di Treviso Giorgio Merenda. 
Una Resistenza, quella a cui prende parte la famiglia Merenda, che verrebbe da classificare senza tentennamenti come "patriottica"; una lotta cioè in cui la visione antitedesca e di liberazione nazionale ha il sopravvento su quella della guerra civile contro i fascisti o della guerra di classe contro il capitalismo. Ma le sfumature non sono così nette.
Perché se da una parte c'è il capofamiglia Ottaviano, militare di professione, ten. colonnello del XIV Corpo d'Armata impegnato in Montenegro con compiti di controguerriglia che, catturato dai tedeschi a Podgorica e internato in Germania si rifiuta di aderire alla RSI, dall'altra c'è il secondo dei tre figli, Paolo, che abbandona l'esercito di Salò e, con tipica azione da guerra civile, viene ricercato dai fascisti della GNR di Treviso, rischiando la fucilazione. C'è poi la figlia primogenita Anna, che lavora al Distretto militare e nel contempo ha contatti con l'antifascista milanese Lia Bellora gravitante attorno al «Raggruppamento nazionale repubblicano socialista che si propone di costituire un ponte tra fascismo e opposizione in funzione antimonarchica e anticapitalista».
Infine c'è Giorgio, il figlio più giovane, militante in una formazione a guida DC, la "Cesare Battisti" di Castelfranco V.to, che viene ucciso a San Marco di Resana mentre lotta contro il tedesco invasore nei giorni dell'insurrezione. La sua morte sembra confermare una visione patriottico-risorgimentale della Resistenza in casa Merenda.
Tanto più che tale visione è ulteriormente sottolineata nell'opuscolo con i discorsi pronunciati in commemorazione della morte di Giorgio dal suo professore del Pio X e da un suo compagno di scuola. (Vedi fra i Documenti ).
Volantino dell'organizzazione partigiana "Fronte della Gioventù",
[1944], trovato fra le carte dei fratelli Merenda di Treviso.
A chiudere il cerchio, nel materiale che il nipote di Giorgio ha trovato fra le carte degli zii, ci sono due volantini. Uno del "Fronte della Gioventù" che invita a partecipare alla resistenza nelle brigate Garibaldi, e un altro dei "distaccamenti d'assalto Garibaldi del Veneto" che con veementi parole d'ordine impregnate di passione politica invita tutti, «comunisti o liberali, socialisti o cattolici, seguaci del Partito d'azione o repubblicani ... [a riunirsi] nella lotta comune per la cacciata dell'invasore tedesco, per la distruzione del fascismo, per l'indipendenza e la libertà dell'Italia».
Una lotta di resistenza che è difficile insomma da incasellare sotto una sola motivazione, anche in una famiglia della borghesia urbana il cui capofamiglia è un alto ufficiale dell'esercito.

Il ritorno del padre dalla prigionia e la notizia della morte del figlio

Ten. col. Ottaviano Merenda, padre del partigiano Giorgio: diario di prigionia in Germania, parte finale,
il ritorno a casa. Giunto alla stazione di Treviso, Ottaviano viene a conoscenza della morte del figlio.
(Il diario originale, scritto a matita, è stato recuperato e trascritto dal nipote Fabrizio Galeotti).

Trascrizione

«21 Agosto [1945]. Seguita il viaggio. … Alle ore 18 entro nello stato austriaco. […] Attendiamo di transitare per la Svizzera.
22 agosto. Alle ore 1,45 giunge il treno dalla Svizzera. Alle ore 3 si parte. Il treno svizzero è molto bello ed i vagoni sono di III classe molto puliti e lussuosi. Si viaggia tutto il mattino. Si attraversa la Svizzera da nord a sud. Nel cantone italiano riceviamo il saluto degli italiani. Alle ore 11 giungiamo a Chiasso da dove, caricati su autocarri, veniamo trasportati a Como. Qui una organizzazione perfetta sia per vettovagliamento come per tutte le altre operazioni rende la nostra permanenza lieta. Si pernotta a Como.
23 agosto. Si parte da Como per Milano. Alle ore 10 giungiamo a Milano da dove si parte per Verona. Qui mi distacco da Job e Vaglio e giungiamo alle ore 22. Si parte da Verona alle ore 23.
24 Agosto. Giungo a Mestre alle ore 4. Alle 5,30 parto da Mestre per Treviso in un treno operaio. Giungo a Treviso con il cuore in sussulto dalla gioia alle ore 7.
Alle ore 7 nell’ufficio del Capo Stazione apprendo la morte del mio amato Giorgio.
Non ho la forza di chiudere queste mie note, questi miei appunti dopo circa 2 anni di infiniti dolori, perché la notizia ferale della perdita del mio amato figlio, caduto eroicamente da partigiano, ha squassato il mio animo. »




DOCUMENTI

Il Bando Graziani del 18 febbraio 1944

 1 -18 febbraio 1944: il "Bando Graziani" (ufficialmente ''Decreto Legislativo del Duce'') commina
la pena di morte "mediante fucilazione nel petto" a disertori e renitenti delle classi 1922-1923-1924.
 (Gazzetta Ufficiale d'Italia - RSI - stampata a Brescia, 21 febbraio 1944)


Il decreto Mussolini del 18 aprile 1944


  2 - 18 aprile 1944: il "Decreto Mussolini" riconferma la pena  ai soldati che dopo l'8 settembre 1943
hanno abbandonato i reparti (questa volta "mediante fucilazione nella schiena"),
ma al contempo - all'art. 3 - promette l'esenzione della pena a coloro che si "costituiscano volontariamente"
entro il 25 aprile 1944, un mese dalla pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale d'Italia", [stampata a Brescia].

La fucilazione di cinque alpini disertori

3 -10 maggio 1944 - Cinque disertori fucilati. Il comandante del 29° Comando Militare Provinciale (Treviso) della RSI
col. Giorgio Milazzo, comunica l'avvenuta "fucilazione alla schiena"di cinque alpini che dopo essersi costituiti
al Centro Raccolta Alpini di Conegliano, avevano disertato sull'Appennino emiliano.
(Archivio Istresco. n. inv. 15, fondo RSI, fasc. Comminazione Pena di Morte). Fucilazione avvenuta a Parma.
Di Luigi Nerotti non si conosce la provenienza*. Degli altri quattro: Oscar Berlanda, operaio e
Antonio Nicoletti, bracciante, erano di Crocetta del Montello; Bruno Grespan, operaio, abitava a Nervesa,
e Luigi Dal Cin, contadino, a Codognè. (Fregonese, I caduti trevigiani nella guerra di liberazione...).
*Nota del 14.4.2020: grazie alla segnalazione di Roberto Fontana conosciamo ora anche il nome corretto e la
provenienza del primo alpino fucilato: non Luigi Nerotti ma Luigi Merotto, nato a Giavera del Montello il 5.6.1920.
(Cfr. https://www.fondazionersi.org/caduti/AlboCaduti2019.pdf)

Ascolta"Sei minuti all'alba", canzone dedicata da Enzo Jannacci al padre partigiano: 
un disertore della Repubblica Sociale Italiana passato ai "ribelli" è in procinto di venir fucilato...

A volte Enzo Jannacci, nei concerti, introduceva questo brano con le parole "Vorrei dedicare
questa canzone a mio padre, è importante ricordare visto che oggi c'è chi oggi confonde la
Repubblica di Salò con la Repubblica di San Marino". (Cfr. il sito Canzoni contro la guerra).


La diserzione dall'esercito della RSI di Paolo Merenda



4 - Il 30 maggio 1944 Paolo Merenda abbandona il 29° Deposito Misto Provinciale di Treviso
con sede a Istrana e dipendente 29° Comando militare provinciale (CMP) della RSI di Treviso,
e si unisce ai partigiani. Se catturato - ai sensi dell'art. 4 del Bando Graziani del 18 febbraio 1944
confermato il 18 aprile da Mussolini - sarebbe stato condannato a morte mediante fucilazione.


In morte del partigiano Giorgio Merenda: un opuscolo commemorativo 

Al collegio vescovile Pio X di Treviso, dove il partigiano caduto frequentava la terza liceo classico, furono tenuti due discorsi in sua memoria, entrambi alla presenza della mamma e dei fratelli e in assenza del padre ancora in prigionia.
Il primo, di un professore, è di tono intimista e ruota attorno alla personalità di Giorgio “uno fra i più simpatici, e perché no, fra i più biricchini dei miei scolari”. L’insegnante ne ricorda la vivace intelligenza ma al contempo lo scarso impegno nello studio; il fatto che fosse un ribelle, ma “un sano ribelle [che] non era nato per servire” e si faceva vanto del suo sette in condotta.
Dopo l’8 settembre Giorgio Merenda si era maturato e “un velo di tristezza aveva toccato il suo carattere”, e quando arrivò “l’appello della Patria” […], rispose: “Il pensiero costante del padre lontano, che non aveva ceduto, e non aveva avvilito la sua divisa” lo portò a imbracciare le armi combattendo con i patrioti della Battisti e morendo da eroe.
Il ritratto che l'oratore fa del giovane caduto partigiano mira, giustamente, a consolare i familiari presenti, ma non accenna per nulla al fatto che i patrioti con cui Merenda aveva combattuto volevano liberare l’Italia dal fascismo, che fino all’ultimo fu alleato del nazismo.
All’inizio del nuovo anno scolastico*, un compagno di scuola di Giorgio, pronunciò un altro discorso di commemorazione, che occupa nell'opuscolo nove pagine grondanti di una retorica che è francamente difficile distinguere da quella in voga nel passato regime. Vi si ricorda l'Italia di Curtatone e Montanara, quella del Piave e di Vittorio Veneto; si divaga. Si parla di eroismo, del “sacro sangue del Compagno che ha fecondati i nostri cuori e le nostre menti”. Si parla di tutto, ma mai una volta che sia nominata la parola “fascismo”, come se in questa guerra crudele l'Italia fosse precipitata per caso e non per logica conseguenza di un ventennio di dittatura fascista; come se nel collegio Pio X non vi fosse stata per lunghi mesi, fra l’estate del ’44 e la Liberazione, la sede della XX Brigata Nera fascista, che aveva fatto della tortura nei confronti dei partigiani una pratica costante.
In entrambe le commemorazioni, ma in maniera più marcata in quella del compagno di scuola di Giorgio, si può dire che ci sia un evidente tentativo di rimozione dei guasti provocati dal fascismo italiano e dei fatti terribili avvenuti all'interno delle mura del collegio vescovile.
Sì, fra il 1943 e il 1945 in Italia ci fu un nemico, ma uno solo. E straniero. Erano "i tedeschi" che già una volta gli italiani avevano fermato sul Piave, era la "follia tedesca" che nell'aprile del '45 volgeva al "suo fatale epilogo", era la “belva germanica" che aveva "ingoiato con le affamate sue fauci” il povero papà del partigiano Giorgio Merenda.
Ed è proprio per questa testimonianza di un modo monco di analizzare "a caldo" la realtà che l'opuscolo merita la fatica della trascrizione e lo spazio per la pubblicazione.

* Qualcosa non quadra nelle date del primo e del secondo discorso riportate nell'opuscolo.
Il primo risulta pronunciato il 2 maggio 1945 alla presenza della madre e dei fratelli, ma il due maggio (alle ore 16) è il giorno della morte di Giorgio Merenda, nella sezione dell'Ospedale di Castelfranco V.to di Torreselle di Piombino Dese, tre giorni dopo il suo ferimento a S. Marco di Resana.
Il secondo discorso, che risulta pronunciato il 22 ottobre, ricorda il padre Ottaviano che ancora langue in prigionia. Il che non è vero, perché dal diario dell'interessato sappiamo che il suo ritorno a Treviso avvenne il 24 agosto 1945.



Nota: il testo qui riprodotto, nell'opuscolo originale si estendeva su dieci facciate che,
per esigenze grafiche, sono state ridotte a sei, senza intaccarne il contenuto.

Trascrizione

Giorgio Merenda - n. a Napoli il 20 settembre 1925 / m. a Cavasagra (Treviso) il 2 maggio 1945

Commemorazione tenuta dall'Insegnante il 2 maggio 1945, ai compagni di scuola, alla presenza della madre e dei fratelli dell'Eroe - il padre, assente, non aveva ancora fatto ritorno dai campi di prigionia in Germania.

1955 - POPOLARISSIMA, gara di ciclismo dilettanti a Treviso, 41.a edizione - IX Trofeo Giorgio Merenda "studente partigiano caduto per la Patria"

Una foto storica della più antica e partecipata gara del ciclismo trevigiano. È il 2 giugno 1955, festa della Repubblica, e gli spalti delle mura cittadine in viale Fra' Giocondo sono assiepati di spettatori.
Fra poco avrà inizio la corsa che quest'anno assegnerà il IX trofeo Giorgio Merenda "partigiano caduto per la Patria", nella ricorrenza del decimo anniversario della sua morte in un'azione contro i tedeschi a San Marco di Resana. Il partigiano Giorgio Merenda, non ancora diciottenne, era studente di liceo nel vicino collegio Pio X.
Al centro della foto, con il bavero della giacca listato a lutto, il padre del Caduto gen. Ottaviano Merenda, sportivo di vecchia data* e dirigente dell'Unione Ciclisti Trevigiani, la società che dal 1919 organizza la corsa.
Anche il gen. Merenda vanta delle benemerenze patriottiche nella lotta di resistenza al fascismo e al nazismo.
L'8 settembre 1943, Ottaviano Merenda - all'epoca ten. colonnello del XIV Corpo d'Armata - fu catturato dai tedeschi a Podgorica in Montenegro. Internato in Germania, rifiutò l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Ritornato dopo quasi due anni a Treviso "col cuore in sussulto per la gioia" il mattino del 24 agosto 1945, appena giunto alla stazione, gli verrà comunicata la morte del figlio Giorgio.


"Popolarissima" di ciclismo dilettanti, Treviso 1955 - 41.a edizione (IX Trofeo Giorgio Merenda
"studente partigiano caduto per la patria"). Viale Fra' Giocondo, attesa della partenza:
in primo piano, col bavero listato a lutto, il generale Ottaviano Merenda,
padre del caduto partigiano Giorgio. (Foto - Archivio privato dott. Fabrizio Galeotti).

"Popolarissima" 1955, gara di ciclismo dilettanti organizzata dall'Unione Ciclisti Trevigiani.
IX Trofeo "Giorgio Merenda - studente partigiano caduto per la Patria",
regolamento e programma. (Archivio privato Fabrizio Galeotti).

*
Sull'attività di dirigente e organizzatore sportivo di Ottaviano Merenda (1890-1973), Cfr. Giorgio Garatti, Sports e giochi nella Marca Trevigiana, pp. 152-173 per il ciclismo; 267-68 per il rugby; 326-327 per "Lo sport nelle Forze Armate" (55° Fanteria). Merenda fu anche decorato dal CONI, nel 1972, con la "Stella d'argento dirigenti".

giovedì 1 novembre 2018

La ferrovia Ostiglia-Treviso a Ronchi di Piombino Dese durante la guerra. Una testimonianza


«L’Ostiglia è stata finita nel ’38, in questa zona qua. Però che ha iniziato a correre è stato nel ’42 perché hanno dovuto aspettare che finisse tutto quanto il tronco... [1]
A partire dall’incrocio con la strada [Piombino-Ronchi, SP 34], la massicciata comincia ad alzarsi per superare con un sovrappasso la ferrovia “Valsugana”, poi continua alla stessa altezza sul piano campagna per oltrepassare la strada delle Albere [a strada dee Albare] : dove adesso c’è una rotonda, là c’era un ponte che superava la strada per Trebaseleghe. L’hanno tenuta ancora un po’ alta per superare il Dese e altri canali fin verso Badoere per poi abbassarsi, mentre dalla parte di Camposampiero l’Ostiglia corre di poco sopra il livello dei campi.



Piombino Dese, "Contrà Ponteseo": il sottopasso carrabile dell'Ostiglia, uno dei due costruiti
contemporaneamente alla ferrovia ai lati della linea Valsugana, per consentire l'accesso a famiglie
e terreni che altrimenti sarebbero rimasti isolati a causa della nuova strada ferrata.
Da questo lato salirà la scarpata il partigiano Wladimiro Paoli per l'azione in cui troverà la morte (9.9.1944).
(Seconda guerra mondiale - Resistenza Veneto)

Non è che passassero tanti treni. Ce n’erano due-tre che andavano e venivano: uno alla mattina, uno a mezzogiorno e uno alla sera. C’era anche una littorina, una sola però, alle nove del mattino: era il “diretto da Treviso”: Treviso - Camposampiero - Grisignano di Zocco. Faceva le stazioni principali; a Ronchi non si fermava neanche [2].
I treni erano trainati da locomotive. Le locomotive dei merci erano più potenti. Quelle dei passeggeri erano col camino lungo; quella che è andata fino a Grisignano era una col camino lungo [3]. Ce n’è una alla stazione di Camposampiero, di quel tipo, l’hanno messa là come museo.
Invece, dopo l’armistizio del settembre ’43, durante l’invernata continuavano a passare verso giù le tradotte tedesche piene di soldati, di carri armati, di tutto. C’è stato un momento, nella primavera del ’44 che passavano anche 7-8 tradotte di militari al giorno.
Poi, dalla fine del ’44 all’inizio del ’45, hanno fatto il percorso inverso. Ai tedeschi serviva l’Ostiglia!
Nell’aprile del 1945, ai primi di aprile — deve essere stato verso gli 8-10 di aprile — c’è stata un’incursione di aerei alleati che hanno bombardato la stazione di Ronchi e hanno distrutto tutto. Da quella volta hanno bloccato la linea [4].


Bombardamenti e mitragliamenti alleati ferrovia Ostiglia; sabotaggi partigiani.
La ferrovia Ostiglia-Treviso presso Piombino Dese nella seconda guerra mondiale.
Un sabotaggio partigiano del ponte sulla linea "Valsugana" (3.10.1944) e
due bombardamenti/mitragliamenti alleati sulla stazione di Ronchi (20.2 e 3.3.1945)

registrati nella "Cronaca della Parrocchia" di Piombino.
(Cronistorie di guerra ... 1939-45, a c. di Erika Lorenzon, DVD allegato)

Nell’invernata 1945-46, hanno portato via tutte le carrozze dalla stazione, hanno liberato tutto quanto. E dopo, in primavera — era il mese di marzo del ‘46 — hanno iniziato a levare la ferrovia: venire avanti e asportare la ferrovia... Qui, alla stazione, si sono divisi: un’impresa è andata verso sud e l’ha tirata via fino a Camposampiero, e un’altra impresa ha tirato via i binari dalla parte verso Treviso.
- Già nel 1946? Non ha corso un po’ di più?
No, nel marzo del 1946, sono sicuro, hanno tirato via tutto quanto: marzo-aprile del ’46».


Ex ferrovia Ostiglia-Treviso, presso Piombino: cratere di bomba della seconda
guerra mondiale esplosa nel 1945 vicino alla stazione di Ronchi. (Foto 24.10.2018)

La stazione di Ronchi
«Sembrava un giardino, appena fatta. Perché io l’ho vista, ero ragazzino ma me lo ricordo bene. Adesso se lei va a vedere là ci sono altro che acacie e rovi; hanno fatto solo il passaggio della pista ciclabile.


L'ex stazione di Ronchi di Piombino Dese sulla linea Ostiglia-Treviso, bombardata, mitragliata 
e saccheggiata alla fine della seconda guerra mondiale, 1945. (Foto 24.10.2018)

Per un pochi di anni ho pulito io, là alla stazione. Portavo a casa la legna e restava pulito. Siamo andati a Padova, io e mio fratello, negli uffici delle Ferrovie, e ci avevano concesso di tagliare la legna in modo da tenere pulito, ma dopo è passata a pista ciclabile e ci è toccato lasciare là tutto.
Nell’ultimo periodo della guerra, le Ferrovie avevano portato qua molte carrozze di prima, seconda e terza classe, le avevano messe sui binari a lato della stazione. Pensavano che in mezzo ai campi, qua, si salvassero. Saranno state una cinquantina di carrozze passeggeri, di prima e seconda classe con il velluto dentro…
Cos’è successo? Quando le hanno portate qua, la gente ha iniziato ad andare là. Hanno tagliato i velluti per farsi dei vestiti; hanno portato via tutto, sono rimasti solo gli scheletri delle carrozze. Portato via tutto. Tutto, tutto, tutto…
E nel mese di aprile del ‘45, quando sono arrivate queste due incursioni di aerei, hanno mollato delle bombe e le carrozze si sono rovesciate l’una sull’altra. Bisogna vedere che razza di disastro era, perché io me lo ricordo. Bisogna aver visto cosa c’era! Hanno lavorato tutta un’invernata per portarle via. Gli è toccato rifare il binario, perché era tutto massacrato e poi con una gru, piano piano — avevano già allora delle gru, proprio, caricate su carri — prendere le carrozze e metterle di nuovo sul binario.
Più che bombardata, però, la stazione è stata distrutta dalla gente. C’era un magazzino grosso, alla stazione, che una bomba l’aveva distrutto… e hanno portato via tutto. E, dopo che sono passati gli americani, in quell’estate là, la gente del posto ha disfatto tutto [i ga desfà fora tuto] : portavano via pietre per ristrutturare qualcosa a casa. Addirittura uno si è fatto la casa così» [5].

Testimonianza di Eugenio (Sergio) Squizzato nato il 7.10.1933 a Piombino Dese.
Sintesi dell’intervista registrata da C. Pavan il 22 e 25 ottobre 2018 nell'abitazione del testimone,
un centinaio di metri a sud dell'Ostiglia. (File 18102201-05 e 18102506).
Ringrazio Silvano e Ilario Mariotto per avermi segnalato e messo in contatto col testimone.

Note
[1] Per la precisione il tronco Grisignano di Zocco-Treviso dell'Ostiglia fu inaugurato il 28 ottobre 1941. Si veda la foto storica della stazione di Ronchi, il giorno dell'inaugurazione, nel sito La linea ferroviaria Ostiglia-Treviso. Il ricordo di un percorso ferroviario.
Per un'approfondita analisi storica complessiva di nascita, breve vita e morte dell'Ostiglia (oltre al citato sito web) è indispensabile il libro di Enrico Bassi : "Obbiettivo militare: la ferrovia Ostiglia-Treviso", secondo volume della collana Binari dimenticati, edito dall'omonima Associazione di Noventa Vicentina nel 2010 e consultabile in queste biblioteche.
[2] Nell'orario ferroviario ufficiale, (cfr. La linea ferroviaria Ostiglia-Treviso), sul tronco Treviso-Grisignano di Zocco i treni passeggeri erano in effetti tre, ma - almeno al 29 ottobre 1941 - erano tutti "accelerati", di seconda e terza classe. Queste le partenze e gli arrivi, tra parentesi l'orario di arrivo alla stazione di Ronchi di Piombino. Va notato come — a sottolineare la limitata valenza "civile" della linea — non ci fosse alcun collegamento diretto fra Treviso e Ostiglia: Grisignano (km 49 ca. sui 117 totali) fungeva - di fatto - da capolinea, in entrambe le direzioni; in compenso da Grisignano erano previste coincidenze sia verso Milano che verso Venezia. (E. Bassi, cit., p. 81).
Treviso - Grisignano di Zocco: ore 5:52 - (6:29) - 7:22 [prossimo treno per Ostiglia ore 12:34; treno precedente ore 6:50] // 12:40 - (13:16) - 14:02 [prossimo treno per Ostiglia ore 19:16] //19:00 - (19:37) - 20:41 [nessun treno successivo per Ostiglia].
Grisignano di Zocco-Treviso: ore 6:10 - (7:14) - 7:52 // 12:47 - (13:41) - 14:21 // 19:15 - (20:15) - 20:55
[3] Il testimone si riferisce alla locomotiva che i partigiani del luogo il 9 settembre 1944 fecero passare sopra il ponte sulla ferrovia Valsugana, pericolante a causa di precedenti sabotaggi, con la speranza che crollasse, e con esso precipitasse sulla sottostante linea anche la locomotiva. Così non fu, e la locomotiva - superato il sovrappasso - continuò senza guida la sua corsa nella pianura fino alla stazione di Grisignano.
Nel corso di quell’azione fu anche colpito a morte, da “fuoco amico”, il diciottenne partigiano comunista Wladimiro Paoli, di San Lazzaro (TV). Il ponte sulla Valsugana sarà fatto saltare dai partigiani nella notte del 3 ottobre 1944, ma verrà in breve tempo ricostruito dai tedeschi.
[4] L'ultimo bombardamento e mitragliamento, come scrive il parroco, avvenne un mese prima: il 3 marzo.
[5] Reazione ben comprensibile se solo si pensa ai venti mesi d’inferno passati dalla popolazione di Piombino Dese fra il settembre del ‘43 e l’aprile del ‘45.
Da un lato i rastrellamenti di tedeschi e fascisti alla ricerca dei prigionieri inglesi evasi dopo l’8 Settembre dai campi di lavoro (dipendenti dal campo per prigionieri britannici n. 120 di Padova) presenti in località vicine a Piombino (Cronistorie di guerra..., p. 152).
Dall'altro i bombardamenti e mitragliamenti alleati che miravano a interrompere il traffico sulle due importanti linee ferroviarie che attraversavano il paese.
La completa ricostruzione storica di quel periodo si trova nel vivace resoconto del cappellano don Vito Montin e nella asciutta cronaca (meglio sarebbe dire diario) dell'arciprete mons. Antonio Dal Colle.
Cfr. Cronistorie di guerra ... , Parrocchia di Piombino, pp. 152-159.




1946, dismissione della ferrovia fra Treviso e Grisignano


Il titolo inganna. In realtà nel testo dell'articolo si specifica con chiarezza che
« si è resa necessaria la rimozione delle rotaie e delle traverse che debbono venire utilizzate
per la più urgente riattivazione di altre linee cui va data la priorità per l'interesse vitale che
 esse 

rivestono nel quadro della rete ferroviaria italiana». (Gazzettino, 12 maggio 1946)
Cfr. il quadro della drammatica situazione delle linee ferroviarie italiane 
nella mappa pubblicata da Bassi a p. 127. 

Per il furto di tredici traversine di legno della ferrovia
Ostiglia in dismissione, due abitanti di Santa Cristina vengono arrestati.
(Gazzettino, 21 maggio 1946)

1959, atto finale dell'Ostiglia, tronco Grisignano-Treviso:
il decreto presidenziale di soppressione

Il dpr 12.5.1959 n. 443, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
del 6 luglio 1959, sancisce ufficialmente la fine
del tronco Grisignano di Zocco-Treviso della ferrovia Ostiglia.

Ferrovia Ostiglia,1944-1945 (tratta Camposampiero-Treviso): sabotaggi partigiani e bombardamenti/mitragliamenti alleati nelle cronistorie dei parroci.

La grande importanza militare della ferrovia Ostiglia-Treviso, emerge soprattutto dopo l'armistizio italiano dell'8 Settembre 1943 quando fu intensamente utilizzata per il trasporto di truppe e mezzi corazzati tedeschi verso il fronte meridionale.
Altro indicatore della sua importanza strategica è dato dal gran numero di attacchi aerei cui la linea fu sottoposta. Attacchi preceduti, nel tronco in questione, da clamorosi sabotaggi dei partigiani che fra agosto ed ottobre 1944 fecero saltare tre ponti: sul Sile a Santa Cristina, sulla linea ferroviaria Valsugana a Piombino e sulla statale del Santo a Loreggia; interruzioni che furono comunque riparate in tempi relativamente brevi, anche con l'impiego forzato di civili del luogo. Fu allora che si intensificarono gli attacchi aerei che, con ben altra potenza di fuoco, resero sempre più difficile la ritirata delle truppe tedesche, fino a interrompere completamente il traffico sulla linea nel mese di marzo 1945.

Principali sabotaggi partigiani sulla ferrovia Ostiglia, tronco Camposampiero-Treviso

Data Località Descrizione
1944.08.07










1944.08.15 (notte sul 16)
S. Cristina, 1° sabotaggio









S. Cristina, 2°
sabotaggio
«I partigiani fanno saltare il ponte in ferro che attraversa il Sile e lungo metri 43. La sera seguente in un camion 20 soldati di S.S. tedesca ed italiana arrivano in paese e bruciano due carovane di zingari venuti per le feste del patrono. Minacciano di prendere 14 ostaggi del paese per mandarli alla morte. Assicurati che le mine erano state messe da altri lasciano correre».(Cronistorie, p. 1206).
Anche  F. Maistrello, XX Brigata Nera… , pp. 120-121, conferma il primo sabotaggio del ponte di Santa Cristina come avvenuto il 7 agosto '44


Salvatore Santangelo a p. 53 della sua ricerca riproduce un documento del Commissario prefettizio di Quinto datato 16 agosto 1944 e indirizzato al Comando della GNR di Treviso: «Si informa codesto Comando che questa mattina alle ore 3 per opera di ignoti venne danneggiato per la seconda volta il ponte ferroviario sul "Tiveron" [sul Sile] in frazione di S. Cristina provocando l'interruzione del transito».
I partigiani erano al comando di “Alberino” [Albino Tonon, della brigata Ercole, che operava nell'Alta Padovana, al confine con la provincia di Treviso].
La data del 15 agosto è indicata pure nell'azione n. 34 della brg. Negrin, (Istresco - Diari Storici dei Reparti partigiani Provincia di Treviso, Trascrizione, Pdf online, p. 455).
Il 15 agosto 1944 è indicato anche nelle domande di iscrizione all'Anpi di due partigiani di S. Alberto (Lino Sartor e Ottorino Tosatto) che parteciparono all'azione assieme a Wladimiro Paoli, al comando di Alberino (Albino Tonon) della brg. Ercole.
Infine questo sabotaggio è confermato - ma genericamente "nell'agosto 1944" - dalla relazione della brigata Ercole a firma autografa del suo comandante "Alberino". (Casrec-Università di PD, Fondo Ministero Difesa-Ricompart , b. 1, fasc. 8, sf. Brigata "Ercole" - Diario Storico, Relazione sui fatti d'Arme, foglio 5)
1944.09. …
S. Cristina, 3° sabotaggio
«Dopo un mese il ponte salta di nuovo e viene spezzato in due. Nessuna minaccia. Silenzio». Predisposti turni di sorveglianza con gruppi di civili. (Cronistorie, p. 1206).
Anche F. Maistrello, XX Brigata Nera… , pp. 120-121;
S. Santangelo, pp. 59-61.
1944.09.02
Camposampiero
Sabotaggio stazione, ucciso partigiano Bruno De Toni di Campodarsego. (Cronistorie, p. 121).
1944.09.09 (sabato)
Piombino
Tentativo non riuscito di far crollare il ponte dell'Ostiglia sulla linea Valsugana. Morto il partigiano Wladimiro Paoli di Treviso.
(Cronistorie, p. 172).
Anche E. Ceccato, Trebaseleghe 1938-1948, Resistenza e dintorni, Fascismo, guerra e Liberazione nel nord-est padovano., p. 181;
M. Anastasio, a c., I quaderni di Nicola Paoli, Una famiglia comunista attraverso il fascismo e la Resistenza, pp. 151-165;
S. Santangelo, pp. 55-57.
1944.10.03
Piombino
Fatto saltare il ponte sulla ferrovia Valsugana. (Cronistorie, p. 172).

In Riservato al Duce, Notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana Padova e Provincia, p. 69, questa azione viene anticipata di 8 giorni:
«TREBASELEGHE - Attività dei banditi e dei ribelli
Il 26 settembre u.s., fra le stazioni ferroviarie di Trebaseleghe e Ronchi di Piombino, alcuni banditi, mediante cariche esplosive, facevano crollare il ponte in ferro, precedentemente danneggiato in seguito ad un atto di sabotaggio. Le macerie interrompevano la linea Mestre-Castelfranco». [Linea "Valsugana"].
Tale data è comunque da prendere con cautela perché la stessa fonte, p. 71, la fa risalire al 28 settembre ore 22,30; inoltre, anche dell'azione in cui fu ucciso W. Paoli, i Notiziari della GNR, a p. 65, danno una versione parziale e con data e luogo errati:
«RONCHI - Attività dei banditi e dei ribelli
Il 7 corrente, nella stazione ferroviaria di Ronchi, alcuni banditi armati staccavano la locomotiva da un treno viaggiatori in in sosta e l'avviavano senza personale in direzione di Camposampiero. Detta locomotiva si fermava al km. 1 senza subire alcun danno».
1944.10.25
















S. Cristina, 4° sabotaggio
«Salta la ferrovia. Al mattino 1 novembre 1944 due Camion di S.S. italiana (tutti giovanetti al disotto di 19 anni) alle 5 di mattina circondano e invadono il paese disseminando dovunque il terrore e lo spavento. Sparatoria continua, minacce di morte a ragazze, bambini, donne e vecchi. […] Prendono due partigiani. Li bastonano, li interrogano, li seviziano orrendemente. Dopo averli ridotti a dei cenci quasi inanimati con 45 colpi di mitra uccidono Comiotto Gino [“Lepre”] di Giacomo da Miane […] nella via Cornarotta. L’altro di nome Pinna Antonio [“Costante”] da Osilo di Sassari viene ucciso dinnanzi alla Chiesa». Sepolti dopo 2 giorni. «Poco dopo, la notte stessa, una compagnia di partigiani armati, 40, vanno al cimitero [a] deporre una corona di fiori». (Cronistorie, pp. 1206-1207).
Anche: F. Maistrello, XX Brigata Nera… , pp. 120-121;
S. Santangelo, pp. 58.
Azione probabilmente eseguita da partigiani della brigata Mazzini scesi in pianura dopo il rastrellamento del Cansiglio: i due partigiani uccisi appartenevano infatti a quella brigata. // I fascisti non erano delle SS italiane come scrive il parroco, ma delle brigate nere.
1944.10.30
Loreggia
«Con azione veramente magistrale fanno saltare il ponte della ferrovia Ostiglia-Treviso sulla strada Castelfranco Padova». Dopo minaccia tedesca di rappresaglia sulla popolazione (non attuata) «un buon numero di nostri giovani» sono mobilitati per la immediata ricostruzione del ponte, «riaperto al traffico dopo poche settimane di lavoro».  - Azione eseguita dai partigiani delle brigate Ercole e Corrado Lubian. (Cronistorie, pp. 137-138).


Bombe sull'Ostiglia: le incursioni aeree degli alleati fra Camposampiero e Treviso

Camposampiero, 6541 abitanti nel 1936, pagò duramente il suo essere posta lungo la statale Valsugana e la ferrovia Padova-Bassano, dalla quale si diramava la linea ferroviaria Camposampiero-Montebelluna e sulla quale si innestava l’Ostiglia per poi dirigersi verso Treviso.
L’Ostiglia, in quanto tale,  è citata solo per i ripetuti bombardamenti del febbraio 1945 in cui, quasi ogni giorno «gli aerei alleati si accanirono a bombardare i ponti dell’Ostiglia-Treviso e massimamente la località Cà Baldù», ma non sono segnalati morti o feriti, malgrado la «sistematica distruzione delle case di quella località».
Questo il numero complessivo delle più importanti incursioni aeree sulla cittadina, quelle di cui il parroco segna la data: 5 mitragliamenti a partire dal 13 settembre 1944 e 14 bombardamenti, che causarono 18 morti civili. Il primo bombardamento, con oltre 25 bombe, avvenne il 19 ottobre 1944 e colpì anche l’ospedale causando 4 morti fra i degenti e ferendo due infermiere. (L’ospedale sarà poi trasferito a Massanzago). Il più intenso bombardamento di Camposampiero fu tuttavia quello del 6 marzo 1945 con oltre 100 bombe sganciate: fu colpito il convento di S. Giovanni e l’abitazione e la cucina delle suore, con tre religiose uccise. (Cronistorie,  pp. 121-125).
Piombino Dese, 7088 abitanti nel 1936, essendo posta all’incrocio fra l’Ostiglia e la linea Trento-Venezia “Valsugana”, subì una sorte analoga a quella di Camposampiero, anche se le incursioni ebbero una durata minore e provocarono una sola vittima civile. Gli attacchi aerei ricordati dal parroco con la data furono dieci. Iniziarono il 27 gennaio 1945 con mitragliamenti alla stazione della Valsugana e terminarono domenica 18 marzo con un intenso mitragliamento e bombardamento del centro che distrusse la quarta casa in meno di due mesi provocando anche la morte di una donna, la cui testa fu trovata a 20 metri di distanza.
Fra il 19 e il 30 marzo continuarono tuttavia le incursioni con «locomotive colpite, ponti danneggiati; Pippo che ci tormenta dalla sera alla mattina; insomma non si può più vivere così. È un continuo correre anche durante il giorno sul campanile».
Per quanto riguarda l’Ostiglia, che si snoda poco a sud del centro di Piombino, ma con un proprio percorso e una propria stazione, sono invece segnati tutti e tre gli attacchi aerei che l’interessarono (20 e 23 febbraio, 3 marzo 1945). (Cronistorie, pp. 173-175).
Levada «Novembre -dicembre [1944]. Si intensificano le incursioni aeree: obiettivo: la stazione ferroviaria Badoere-Levada, e la linea ferroviaria Treviso-Ostilia. Cadono alcune bombe senza causare danni». (Cronistorie, p. 1445).
Badoere «Dall’ottobre 1944, alla fine della guerra, presso la stazione [situata a Levada] e lungo la ferrovia, sono avvenuti circa dieci bombardamenti e trenta mitragliamenti». (Cronistorie, p. 665).
Santa Cristina «Il territorio della parrocchia 12 volte è stato bombardato da aerei alleati.
    Attorno al ponte di ferro che attraversa il Sile caddero 237 bombe. Dei 12 bombardamenti il più degno di rilievo è quello dell’11 novembre 1944». (Cronistorie, p. 1208).
    «Preoccupanti e spaventosi furono i ripetuti bombardamenti al ponte del Tiveron a S. Cristina sulla ferrovia Ostilia. Fino al momento presente quel ponte fu colpito tre volte e in uno dei bombardamenti fu centrato anche il ponte della carrozzabile assieme ad alcune case di quel borgo. I tedeschi, da tedeschi, sempre ostinati, si davano a riparare il ponte della ferrovia, per quanto, appena ultimati i lavori, venissero gli apparecchi invece dei treni a fare il collaudo della riparazione. In quella località così insistentemente bersaliata non si ebbero a lamentare vittime forse per merito delle funzioni religiose a getto continuo promosse da Mons. [Lorenzo] Tognana». (Registro dei Morti parrocchia di Quinto, 7 marzo 1945).
Quinto di Treviso, 4613 abitanti nel 1936, «Verso novembre [1944] cominciarono i mitragliamenti sulla linea ferroviaria e anche la stazione di Quinto ne subì alcuni di violenti, i quali però non eccitarono molto la popolazione che constatando la precisione sugli obiettivi, non fuggiva, ma se ne stava a contemplare le acrobazie degli aerei. Le cose cominciarono a farsi più serie però ben presto quando all’azione delle mitraglie si unì il lancio di spezzoni e di bombe». (Registro dei Morti parrocchia di Quinto, cit.).


I principali attacchi aerei

Data attacco Località Descrizione
1944.04.07
Boiago
Sei bombe in occasione del grande bombardamento di Treviso. Nessun danno. [“Memoria” del parroco di Quinto; S. Santangelo, p. 29].
1944.04.10
Boiago
[S. Santangelo, p. 29]
1944.04.30
Quinto-staz.
[S. Santangelo, p. 29]
1944.09.30
Quinto-staz.
[S. Santangelo, p. 29]
1944.11.11
S. Cristina
Distrutto palazzo Gasparini, danneggiate case Fantin e Zuccato. Salvi più di 200 bambini delle scuole, vicino al ponte.
1944.12.14
Quinto-staz.
[S. Santangelo, p. 29]
1944.12.28
Quinto
h 21: Numero imprecisato di bombe fra villa Ciardi e la stazione. [“Memoria” del parroco di Quinto; S. Santangelo, p. 29]
1944.12.31
Silvelle
«Sei grosse bombe».  2 morti (madre e figlioletta) in casa di Cogo Emilio, al confine di via Ramo.
[A Silvelle c’è la stazione di Trebaseleghe e il centro abitato si trova a meno di 200 m in linea d’aria dall’Ostiglia]
1944.12.31
Levada
Bombe sulla stazione, ma colpita e distrutta la vicina casa di Vanzetto Giuseppe; senza vittime
1945.01.15
Quinto-staz.
[S. Santangelo, p. 29]
1945.01.16
Quinto-staz.
[S. Santangelo, p. 29]
1945.01.27
Boiago
[S. Santangelo, p. 29]
1945.01.28
Silvelle
Bomba cade presso la chiesa durante il catechismo degli adulti
1945.02.06
S. Cristina
Due bombardamenti violenti, distrutto il ponte Tiveron [stradale]
1945.02.07
Loreggia
“Primo pomeriggio”: 14 bombe di medio calibro colpiscono il ponte sull’Ostiglia
1945.02.08
S. Cristina
Colpito il ponte ferroviario
1945.02.10
Silvelle
h 11. Otto bombe, alcune case danneggiate. Al passaggio livello rotaie divelte sbarrano il passo
1945.02.10
Levada
Mitragliamento; in parte incendiata la casa di Munaro Vittorio
1945.02.20
Piombino
«Bombardamenti e mitragliamenti sulla stazione di Ronchi (la II stazione di Piombino), che resta colpita in pieno; alcuni vagoni sventrati»
1945.02.23
Piombino
h 14:  mitragliati i vagoni della stazione di Ronchi
1945.02.24
Loreggia
h 8,20: 8 aerei, 16 bombe su ponte ferro dell’Ostiglia: non colpito, colpita casa Torresin
1945.03.01
Loreggia
h 16,50: 8 aerei, 16 bombe sul ponte in ferro dell’Ostiglia: danneggiato
1945.03.03
Quinto
Mattino, orario scolastico: una bomba vicinissima alla scuola e tre vicino alla stazione (non colpita). Uccise due persone: Santa Franzin “poco oltre l’osteria Righetto” ed Ernesto Coletti, ucciso nel cortile di casa. Vari feriti leggeri fra scolari e maestre [“Memoria” del parroco di Quinto; S. Santangelo, p. 29]
1945.03.03
Piombino
«Mitragliamento a Ronchi. Il magazzino di quella stazione incendiatosi ieri arde ancora. // Sempre bombe a Ronchi ed anche al centro, ma di piccolo calibro». [Secondo il testimone F.S. Squizzato, dopo questa incursione il transito dei treni sull’Ostiglia fu definitivamente interrotto]
1945.03.04
S. Cristina
«Due fragorosi bombardamenti. Completamente distrutta l’ultima ala del Palazzo Gasperini; la bottega di generi alimentari di Zago Vincenzo e il panificio e l’osteria Zago Santo»
1945.03.04
Loreggia
h 9: 8 aerei, 16 bombe su ponte in ferro dell’Ostiglia: danneggiato non gravemente
1945.03.04
Loreggia
h 14: 4 aerei, 8 bombe sui ponti. Danneggiate riparazioni  tedesche, colpita casa Francescato
1945.03.06
Boiago
[S. Santangelo, p. 29]
1945.03.06
Loreggia
h 10: 6 bombe sul ponte in ferro dell’Ostiglia: non colpito
1945.03.06
Loreggia
h 13: 6 bombe nella zona dei ponti: distrutte due case della fam. Marangoni
1945.03.07
Loreggia
h 9: alcune bombe sul ponte dell’Ostiglia in loc. Ghebbo
1945.03.07
Loreggia
h 11: alcune bombe sul ponte dell’Ostiglia sul Muson: colpite alcune case seriamente
1945.03.18
Loreggia
h 7: 4 bombe su linea Ostiglia: colpita casa Tessaro Fortunato, ucciso un maiale
1945.03.22
Quinto-staz.
[S. Santangelo, p. 29]
1945.04.01
Loreggia
h 8: 16 bombe in zona ponti, 4 non esplose - Commenta il parroco don Bruno Fraccaro (senz'altro il più preciso e accurato nella contabilità di bombardamenti e mitragliamenti): «Con questa azione si possono virtualmente considerare terminati i bombardamenti sul territorio di Loreggia: si avranno il 27 del mese due violenti mitragliamenti sopra colonne di tedeschi in ritirata e il lancio di alcuni spezzoni il 29, ma ormai il pericolo aereo era cessato … [obiettivi militari da colpire in parrocchia] non ne esistevano assolutamente più»  
1945.04.24
1945.04.29
Silvelle
Danni a chiesa, canonica e asilo. 1 morto e 1 ferito grave. Feriti alcuni scolari dai vetri rotti della scuola. Ma più che alla ferrovia, ormai bloccata, anche queste due incursioni (come quelle di Loreggia) sono dirette contro i tedeschi in ritirata, come espressamente scrive il parroco riguardo al mitragliamento «a bassissima quota e per più ore» del 29 aprile 1945

I testi relativi ai paesi e la tabella con le principali incursioni aeree sono tratti in prevalenza da Cronistorie di guerra, Le relazioni dei parroci della diocesi di Treviso (1939-1945), a c. di Erika Lorenzon, con l’aggiunta di brani dalla  “memoria storica” scritta il 7 marzo 1945 dal parroco di Quinto don Ruggero Andreatta nel “Registro Morti - Anno 1909-1952”, e - sempre per Quinto - con notizie tratte dalla ricerca di Salvatore Santangelo, Quinto di Treviso, Frammenti di storia locale, 1943-1946.