venerdì 25 marzo 2016

La mia casa di campagna, Giovanni Comisso, aprile 1945

Maleviste 1945 - I luoghi e i morti dell'ultima azione della XX Brigata Nera 
"Amerino Cavallin" di Treviso in una mappa del 1940.


Nel riquadro celeste la "casa di campagna" dello
scrittore trevigiano Giovanni Comisso

Al centro della mappa l'abitazione di Giovanni Comisso. Presente in casa nel giorno dell'incursione delle brigate nere, il celebre scrittore (squadrista "d'ufficio" in quanto legionario fiumano) dimentica di citare l'episodio nel romanzo La mia casa di campagna, pur così ricco di osservazioni anche minute su quanto gli accade attorno, tutto preso dal dolore per la morte - sull'altopiano di Asiago, per mano partigiana - del suo Guido. Ucciso senza colpa, come di recente riconosciuto anche dall'Anpi "7 Comuni".
Ricordando quel periodo, si limita a scrivere a p. 169: «Gli ultimi giorni di aprile furono lunghi a passare. […] Le stradine di campagna si erano fatte deserte, tutti se ne stavano rinserrati nelle case. Mia madre e io si stava in ascolto alla radio che già comunicava l’avanzata oltre il Po. I partigiani passavano per i viottoli dei campi verso i loro raduni segreti [...]». [ * * * ]
Scrivono Marco  Bresciani e Domenico  Scarpa, in Gli intellettuali nella guerra civile (1943-45) «… Più che “attendisti” (definizione coniata da Mussolini per stigmatizzare l’atteggiamento degli intellettuali di fronte alla guerra “fascista”) non pochi uomini di pensiero furono spettatori della guerra civile. […] E questo termine più neutrale, spettatori, potrà accomunare tanto chi - come Giovanni Comisso - viveva un amore pressoché materno per un ragazzo di vent’anni, Guido Bottegal, giovane poeta destinato a soccombere dopo aver militato nelle file saloine, quanto chi - come Umberto Saba, ebreo, o come Eugenio Montale, entrambi nascosti a Firenze - aspettavano da un giorno all’altro la sconfitta  del “tedesco  lurco” e del “fascista abbietto” …»*.
Nel caso di Comisso sarebbe corretto aggiungere che fu sì spettatore, ma spettatore un po’ distratto.
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* “Atlante della letteratura italiano”, a c. di S. Luzzatto e G. Pedullà, Einaudi 2012, 
Vol. III, Dal Romanticismo a oggi, p. 703 - (Dal web)

[ * * * ] Nota del 30 aprile 2017
Devo, almeno in parte, correggermi su Comisso e questo episodio.
Lo scrittore Nicola De Cilia, tramite Alessandro Casellato, mi fa presente che in realtà Comisso citò l'episodio, e da par suo, non in questo libro ma in "Le mie stagioni" (p. 1375 dell'edizione del Meridiano):

“In quei giorni una banda di fascisti imbestialiti per la fine vicina, aveva infuriato attorno alla mia campagna; avevano incendiato una casa dove era stata trovata una mitragliatrice e avevano ucciso sei ragazzi contadini. Questa banda era composta di giovani sanguinari di neanche vent’anni. Mi ero fatto cupo, si trucidava follemente colla forza di queste armi che mi davano orrore. Andai a vedere due dei ragazzi uccisi vicino alle mie siepi, il primo che vidi accanto a un gelso raggomitolato sull’erba, aveva un maglione blu da marinaio e le mosche erano sul suo sangue. Per un attimo ò pensato al fuggitivo, qualcosa del giovane ucciso somigliava a lui.”

A parte il saggio di "bella scrittura", non tutto - però - mi convince nella descrizione di Comisso.

Quel "fuggitivo" e quel "qualcosa del giovane ucciso" che somigliava a lui...
Beh, se ci riferiamo all'età, in effetti aggrediti e aggressori erano tutti giovani. Ma nel caso dei due ragazzi uccisi vicino alle siepi di Comisso, Antonio Bragato e Marco Galiazzo, i fatti non andarono come raccontato dallo scrittore.
Nessuno fuggì, dopo la loro uccisione, anzi!
Narciso Frasson di San Lazzaro - uno dei fascisti che ammazzarono Antonio Bragato - si fermò a gustarsi il lavoro ben fatto, commentando col camerata Bajeche (Gio. Batta Sartor) di Preganziol: «Hai visto che salto ha fatto il Bragato Antonio, ora sono contento che sono arrivato a dodici».
Cfr. Maistrello, XX Brigata Nera... , pp. 188-189. Vi è riportata la deposizione di Narciso Bragato, padre di Antonio, al brigadiere di PS Fortunato Ricato. (Atti dell'Istruttoria del processo a Simonetti [Nina], Brevinelli [Lince], Girardi [Barba] e altri, in Archivio Istresco, b. 77, fondo Tribunale speciale e Corte d'Assise Straordinaria di Treviso).


Parte finale della dichiarazione di Narciso Bragato sull'uccisione del figlio Antonio
da parte del brigatista nero Narciso Frasson detto Furin.
Dichiarazione resa al brigadiere di PS Fortunato Ricato. (Archivio Istresco, b. 77)

                                    

Una lettura "definitiva", e finalmente chiara, di Giovanni Comisso sui fatti delle Maleviste si trova in un suo articolo pubblicato su La Fiera Letteraria del 16 agosto 1946 e riproposto il 22 maggio 2020 nel sito del Premio Comisso con il titolo 

“Il fucile da caccia”. Il drammatico racconto di Giovanni Comisso sugli eccidi di Zero Branco


Ne prendo atto con piacere, ma mantengo quanto scritto in questo post, a testimonianza del progressivo processo di apprendimento di una persona, come me, non certo esperta di letteratura. 
Inoltre, la parte iniziale con la cartina topografica, è ormai impressa sulla carta delle 200 copie di  Maleviste 25 aprile 1945... edite dall'Istresco nel 2016.
(Camillo Pavan, 9 gennaio 2023)

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