domenica 27 agosto 2023

Gino Simionato, Falco, partigiano "valoroso tra i valorosi, onesto tra gli onesti". (Anpi Treviso, 1947)

Riapro una tantum questo blog perché mi è capitato di leggere su Wikipedia, nella pagina dedicata alla Brigata Wladimiro Paoli, [1] fra le Controversie, questa affermazione: «Tra i nomi più noti vi fu quello di Gino Simionato "Falco", sedicente partigiano » [2].

Ora, tutto si può dire di Gino Simionato ma non che sia stato un partigiano “sedicente”. Semmai, se proprio non si vuol dire che fu un partigiano valoroso, diciamo che fu un partigiano “scomodo”.

O meglio, per citare Dario Battistin autore di una tesi di laurea [3] dal significativo titolo Mignagola, una resa dei conti del ’45, un cui capitolo rielaborato viene riportato alla fine del volume dedicato da Ernesto Brunetta ai fatti della Cartiera [4]: «Il “Falco” subito dopo la guerra divenne un capro espiatorio su cui molti poterono scaricare le proprie responsabilità. Lo stesso movimento partigiano trasse vantaggio dalla personificazione del male in una sola persona, sin dal momento in cui il CLN lo espulse dal Corpo Volontari della Libertà, il 3 maggio 1945, e poi diede ordine di arrestarlo, il 30 maggio».

Passati i giorni della resa dei conti, la memoria del “sanguinario Falco” continuò sottotraccia fra ex fascisti e gente comune e riemerse con virulenza nel 1990 all’uscita di I giorni di Caino di Antonio Serena. Per chi invece dopo l’8 Settembre visse alla macchia, col fiato sul collo dei fascisti, la memoria del Falco fu ben diversa, come testimonia questo articolo pubblicato sul settimanale dell’Anpi di Treviso all’approssimarsi del processo per rapina nei confronti di Simionato nel giugno del 1947.

La Nuova Strada, settimanale dell’Anpi provinciale di Treviso, 12 giugno 1947.



Trascrizione

SI PROCESSA IL "FALCO" 

Si svolgerà nei prossimi giorni avanti la Corte d’Assise di Treviso il dibattimento nel processo a carico di Gino Simionato (Falco). Il valoroso partigiano, che negli ultimi tempi della lotta clandestina era veramente il terrore dei fascisti e dei tedeschi per il suo indomito coraggio, da due anni circa è detenuto presso le nostre carceri. Egli è imputato di rapina continuata aggravata, di sequestro di persona, di associazione a delinquere. In sostanza da parte dell’accusa si vogliono rubricare come reati azioni economiche di carattere prettamente partigiano. Si tratta di un punto di vista: per coloro che combattevano con rischio della loro vita il fascismo nostrano e straniero i prelevamenti con regolare buono si chiamavano requisizioni, per gli altri più o meno nostalgici questi atti si chiamano… rapine.

Nel settembre dello scorso anno è uscita una legge in base alla quale era stabilita la revoca dei mandati di cattura e quindi la conseguente liberazione per quei partigiani a carico dei quali sussistessero imputazioni relative ad atti commessi durante la lotta e il cui carattere fosse anche in parte politico. I difensori di Falco fecero la domanda per ottenere la scarcerazione. Ma si videro rispondere negativamente.

Evidentemente tante persone ancora, e molti magistrati non si rendono conto di quanto hanno dato all’Italia i partigiani, e non sanno di conseguenza interpretare dal punto di vista naturale e logico i fatti di quell’epoca. Non vogliamo pensare che vi sia un preordinato proposito di colpire la categoria partigiana e il significato della congiunta gloriosa epopea; ma confessiamo che ci ha fatto sorridere la vignetta di un giornale umoristico nel quale si vedeva un vecchio magistrato che di notte passeggiava concitato su e giù per la stanza da letto. Perché non dormi? Hai rimorso per aver condannato qualche partigiano? gli chiede la moglie. Peggio, risponde il magistrato, ho condannato un fascista!

Qui il discorso vuol essere più serio, ma non meno aderente alla realtà. Di fronte alle migliaia di fascisti in libera circolazione, di fronte alle brigate nere che hanno ancora le mani lorde di sangue e sono state amnistiate, noi assistiamo oggi al processo contro un Falco, valoroso tra i valorosi, onesto tra gli onesti, che subito dopo la liberazione, povero come prima, venne arrestato mentre era intento a fare il carrettiere per guadagnarsi un misero pane. Il Falco al quale si muove il non provato addebito di aver con la violenza rapinato valori per parecchie centinaia di migliaia di lire! Non sarà mai troppo presto per proclamare la innocenza di questo partigiano.

La Corte di Assise di Treviso ha oggi questo dovere!

* * *

Direttore responsabile del giornale dell’ANPI era Remo Casadei, PCI, ex comandante del  Battaglione autonomo garibaldino Falchi delle Grave, alla vigilia dell’insurrezione [5]. Nello stesso fondo archivistico, conservato nell’Istituto Veneto per la Storia della Resistenza ora CSAREC – Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, risulta che Gino Simionato, alla vigilia dell’insurrezione, era comandante del Distaccamento autonomo d’assalto Garibaldi “Falco” di cui era commissario Alfonso Benedetti “Ferro”, sulla cui figura rimando all’intervista di Dario Battistin [6].

Gruppo Brigate Garibaldi Treviso, organici alla vigilia dell'Insurrezione.
Garibaldino Gino Simionato, comandante del
Distaccamento autonomo d'assalto Garibaldi ''Falco''.  (CASREC- IVSR_8_11_1.013)

                        


Il parroco di Sambughè sul famoso partigiano Falco

Cronistoria del parroco di Sambughè scritta il 2 ottobre 1945.
(Cronistorie di guerra... p. 1545- 46; originale su DVD allegato)

Trascrizione

Dopo la liberazione del 30 aprile [1945] il famoso: FALCO (nome di partigiano) al secolo Simionato Gino fu Antonio fu da me e sig. Zamberlan avvicinato in casa Zamberlan per rabbonire predetto giovane che si temeva avesse propositi di vendette in paese, come correvano le voci e come del resto esisteva il fatto di qualche persona minacciata proprio in quei giorni come l’oste Pillon Maria vedova di Pillon Matteo. Lo approccio ebbe esito felice, e il FALCO si rabbonì, anzi baciò il sottoscritto parroco, gli fece delle regalie. Ed io ne approfittai del buono stato d’animo del giovane capo partigiano per raccomandargli qualche caso pietoso. Ed ebbi dal Falco £ 10.000 (diecimilla) da consegnare alla famiglia Galiazzo che era stata colpita tremendamente dalle Brigate Nere con la morte di un figlio e con l’incendio della casa. Ebbi ancora dallo stesso n. 2 (due) quintali di riso e n. 200 circa scattolette di carne di marca tedesca da distribuire alle famiglie dei poveri del paese. Il che io mi affrettai di farlo subito.


                        

Note

[1] Wikipedia, ultima modifica 6 maggio 2023. // Con la modifica del 19 agosto 2024 ore 00,13 la dicitura "sedicente" è stata eliminata.

[2] Espressione utilizzata anche nel volume di Ivano  Sartor La Resistenza nel Basso Sile tra Trevigiano e Veneziano, Istresco, 2020. Pagina 357: «In quel periodo continuò a imperversare la truce figura di "Falco", il sanguinario sedicente partigiano della Cartiera di Mignagola»; p. 368, a commento di una foto della liberazione di Roncade: «Presenti il sedicente partigiano e criminale riconosciuto Gino Simionato "Falco"».

Mi soffermo su p. 235: «La sfortuna volle che incappassero nella formazione capeggiata dal sedicente partigiano e criminale riconosciuto “Falco”, cioè Gino Simionato, che poi a fine guerra sarà condannato per le sue efferatezze». 

No, a fine guerra Simionato non sarà condannato per le sue efferatezze, riconosciute come azioni di guerra miranti «alla rappresaglia e allo sterminio contro chi direttamente o indirettamente aveva prestato il proprio braccio o la propria mente al servizio del nemico invasore» e come tali rientranti nell’amnistia del 22.6.1946. Cfr. Sentenza del 31.12.1951 (Tribunale di Treviso) in Ernesto Brunetta, 1945: la Cartiera Burgo e la guerriglia in pianura, Istresco 2009, p. 138, riconfermata – sempre a Treviso – il 24.6.1954, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Simionato#Il_processo - Simionato sarà invece condannato per l’uccisione del fascista Antonio Chinellato, suo paesano e istruttore durante il “premilitare”, delitto sul quale non ho trovato la sentenza e rimando a Battistin, pp. 163–64. 

Sarà inoltre condannato il 20 giugno 1947 a cinque anni per “rapina aggravata e continuata” in un processo che lo vedeva imputato assieme ad altri sei – tutti difesi dai migliori nomi del Foro trevigiano: Cirillo Boccaliero e Berto Dalla Rosa per Simionato e gli avvocati Nordio, Manuel, Caputo e  Piovan oltre al veneziano Gianquinto per gli altri coimputati. Da notare che – non volendo o non potendo più utilizzare l’amnistia – al termine della lettura della sentenza il presidente dott. Tissi «a nome di tutta la Corte, ha dichiarato essere risultato che il Simionato non ha operato al fine di lucro personale e non si è approfittato in nessuna maniera degli oggetti da lui requisiti, ma che deve rispondere ugualmente di fronte alla legge per non avere impedito in qualità di comandante, che i suoi dipendenti ne traessero un profitto personale». (Il Gazzettino, 21 giugno 1947)

[3] Università di Venezia, relatore Mario Isnenghi, a.a. 2004–2005.

[4] E. Brunetta, 1945: la Cartiera Burgo e la guerriglia in pianura , Istresco, 2009. Titolo del saggio di Battistin Tre interviste sul “Falco”.

[5] IVSR_8_11_1.009.

[6] E. Brunetta, Op. cit., pp. 144–157.

                       


Foglio matricolare di Gino Simionato

matricola 8452 del Distretto di Treviso


Residenza all’atto dell’arruolamento: Preganziol, Via Sambughè 69

Figlio di Luigi e di Borgo Emma […] nato il 7 novembre 1920

Statura m 1,61 – Torace m 0,89 – Capelli castani – Forma ondulati

Viso piatto – Naso rialzato – Mento regolare – Fronte regolare – Colorito roseo

Bocca piccola – Dentatura sana – Segni particolari nessuno

Arte o professione muratore – Se sa leggere sì – scrivere sì – Titolo di studio IV elementare


***

8 febbraio 1939 – Visita di leva

4 febbraio 1940 – Chiamato alle armi e giunto nel 202° Reggimento Artiglieria della 2a Divisione CC/NN “28 Ottobre” del XXIII C. d’A. ed avviato per la vestizione al Deposito 8° Artiglieria di C. d’A. in Cremona

26 febbraio 1940 – Imbarcatosi a Napoli sul piroscafo “Liguria” e sbarcato a Tripoli il 29 febbraio

23 maggio 1940 – Ricoverato all’ospedale militare di Tripoli

11 giugno 1940 – “In territorio dichiarato in istato di guerra per il 202° Reggimento Artiglieria 2a Divisione C.C. N.N. [Camicie Nere] 28 ottobre”

7 luglio 1940 – Dimesso dall’ospedale militare di  Tripoli e trasferito al convalescenziario di Tripoli per giorni 60.

4 agosto 1940 – Dimesso dal convalescenziario, imbarcato nella nave ospedale “California” e sbarcato a Napoli il 7 agosto 1940

10 agosto 1940 – Licenza di convalescenza trascorsa dapprima all’ospedale mil. di Padova poi in quella di Oderzo dove il 25 ottobre 1940 viene “dimesso ed avviato in famiglia per proseguire la licenza di un anno ininterrotta”

9 ottobre 1941 – Comunicata proroga di un anno della licenza dall’ospedale mil. di Padova

A questo punto del foglio matricolare un’ultima riga (a matita) informa: “È impossibile continuare”.


Sul periodo militare e di guerra di Gino, cfr. il racconto del figlio Rudi a Dario Battistin (p. 157). 


L'antifascista Luigi Simionato, padre di Gino Simionato ''Falco''
 nel Casellario Politico Centrale dal 1931 al 1943.
Sugli antifascisti di Treviso e dintorni "attenzionati" dal Regime
si veda un altro mio blog.
Nella stessa pagina Rudi Simionato ricorda l’antifascismo del nonno Luigi, che una volta fu “massacrato di botte” dai fascisti locali in un bar del paese. Violenze, botte e olio di ricino in abbondanza a Luigi Simionato anche nel racconto di Maddalena, sorella di Gino (Idem, pp. 167–168). L’irriducibile antifascismo di Luigi (1893–1944) – padre del partigiano Gino – è ufficializzato dal Casellario Politico Centrale, dove risulta presente dal 1931 alla caduta del fascismo nel 1943.


Luigi Simionato, padre del "Falco", medaglia di bronzo al VM nella Grande Guerra,
perseguitato dai fascisti.

Non è difficile immaginare quali possano essere stati i valori assimilati dal figlio Gino e lo stato d'animo con cui affronterà i venti mesi della "guerra civile".

Necrologio per i morti della cartiera Brunelli,
fra cui Luigi Simionato padre del partigiano Falco.
Il padre del "Falco" operaio alla cartiera Brunelli (zona Fontane) morì il 10 ottobre 1944 in seguito a uno dei tanti bombardamenti alleati su Treviso. Così è registrata la sua morte nel Registro degli Atti di Morte del 1944 del comune di Treviso (Parte Seconda – Serie C  n. 711): «Il giorno dieci del mese di ottobre dell’anno millenovecentoquarantaquattro A. XXII° E.F. alle ore dieci e minuti quindici in Treviso, in conseguenza a ferite per bombardamento aereo, è morto:  Simionato Luigi figlio di Gio. Batta e di fu Alessandrini Maria, nato a Preganziol, residente a Preganziol, di anni cinquantuno, di razza ariana, cittadino italiano, di professione operaio, di stato civile coniugato con Borgo Emma, deceduto in via Corti, Cartiera Brunelli».


A sottolineare l’accanimento di lunga data dei fascisti trevigiani contro il partigiano Gino Simionato “Falco” c'è inoltre l’incursione di Sambughè nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1944, una settimana prima della morte del padre. In quell'occasione numerose brigate nere - guidate da Bruno e Massimo Cappellin - entrarono in paese sparando e provocando la morte del «Milite scelto Favretto Giuseppe assieme al di lui fratello Giovanni» che erano scesi in strada per affrontare quelli che presumevano fossero dei ladri.

I fascisti in realtà cercavano «Simionato Gino soprannominato “Boriccio”, presunto Capo banda di ladri» come relazionò il commissario prefettizio di Preganziol Lorenzo Biral alla Procura di Stato, il giorno successivo.

Sui fatti di Sambughè – scrive Federico Maistrello – il settimanale delle BB.NN. “Audacia” capovolse la realtà, incolpando i partigiani che «travestiti da squadristi, dopo aver messo a soqquadro l’intero paese e aver trafugato denaro e vestiario in alcune case, fra cui quella del parroco, avevano ucciso brutalmente due giovani, i fratelli Favretto, perché avevano cercato di fare resistenza».

Va da sé che, in tanto bailamme, il Falco – ammesso che fosse in paese – fece in tempo a prendere il volo, anche per il netto (e significativo) rifiuto del parroco di Sambughè, don Pellegrino Agnoletto, di indicare alle brigate nere la sua casa.


Sull’episodio: F. Maistrello, XX Brigata nera… , pp. 102–103; Relazione Biral, Archivio Istresco, ID 806 – n. invent. 076; Cronache di Guerra… , Parrocchia di Sambughè, pp. 1542–43.

lunedì 4 aprile 2022

LIBERAZIONE DI TREVISO, APRILE 1945 - Cronologia

27 aprile 1945 (venerdì): ordine d'insurrezione del Comando Militare Regionale veneto.

28 aprile 1945 (sabato): il Comando Militare della Piazza di Treviso ordina l'occupazione della città.

29 aprile 1945 (domenica): i partigiani occupano Treviso e il Comitato di Liberazione Nazionale assume il governo della città e della provincia. 

30 aprile 1945 (lunedì): gli Alleati entrano in Treviso "già liberata dai Volontari della Libertà".

*

Fonti: Archivio dell'ISTRESCO [Istituto per la storia della Resistenza e della Società Contemporanea di Treviso] e stampa coeva

PS - Informazioni archivistiche più dettagliate si trovano nelle pagine dedicate.


"Questa mattina i Patrioti sono entrati in Treviso
ed hanno issato nelle nostre piazze la bandiera della libertà.
.. ".
Manifesto-omaggio ai partigiani ''questi umili grandi eroi".
Dal palazzo comunale di Treviso, 29 aprile 1945.


sabato 2 aprile 2022

27 APRILE 1945, ordine regionale d'insurrezione - 28 APRILE 1945 TREVISO IL CLN ORDINA L'OCCUPAZIONE DELLA CITTA'




CLN Veneto Liberazione, Treviso 1945 - 
Le sedi dei comandi partigiani al 27 aprile 1945,
in vista della liberazione di Treviso
(Mappa IGM aggiornata 1924).
Da sinistra
1 - Santa Bona via Orsenigo, casa dei contadini Giuriati conosciuta come "casa ex Tonello":
Comando militare della Piazza di Treviso (CVL), cap. Ennio Caporizzi;
2 - Ponzano via Santandrà, casa "Rubelli" (mappa), conosciuta come "casa Franz":
Direzione politica con il prefetto nominato dal CLN avv. Leopoldo Ramanzini
3 - Canonica di Fontane, incontro di comandi militari e dirigenti politici
in vista dell'occupazione di Treviso;
Santa Bona Nuova presso la canonica (al centro, asterisco rosso *): scontro a fuoco tra fascisti
e la scorta del prefetto Ramanzini che, la sera del 28 aprile 1945, si sta recando
in bicicletta a prendere possesso della prefettura  di Treviso.

Per una cronologia dettagliata dell'insurrezione di fine aprile 1945 che portò alla liberazione di Treviso - definita dall'autore «il più bell'assalto popolare, "risorgimentale" della nostra storia» - si rimanda a Fausto Schiavetto (1). Che sottolinea come:
«L'insurrezione e la lotta antitedesca del 1943-45 si inseriscono in una lunghissima tradizione popolare che va dalle lotte anticeltiche del IV secolo a. C., alla lotta dei comuni contro il Barbarossa, alla lotta contro le orde imperiali di Massimiliano ai tempi della guerra di Cambrai, alle lotte del Risorgimento e della 1.a Guerra mondiale. In questa serie antitedesca, che sarebbe oltremodo sciocco trascurare per il futuro, la Resistenza ha un posto d'onore.»
Tutti i verbali del Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale di Treviso, dal 26 aprile 1945 fino al suo scioglimento dopo le elezioni del 2 giugno 1946 sono stati pubblicati, con un ricco apparato critico e una densa introduzione, da Marco Borghi (2).
Qui ci limitiamo a riportare un paio fra i più significativi documenti di quei giorni conservati nell'archivio dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana (Istresco).

Venerdì 27 aprile 1945 si riuniscono nella canonica di Fontane di Villorba i membri del CLN e il Comando Militare della Piazza di Treviso. 
Preso atto delle trattative in corso per la resa del comando tedesco, a mezzo del vescovo Antonio Mantiero, si decide per il momento di soprassedere all'occupazione della città di Treviso, autorizzando invece le operazioni militari partigiane nei dintorni del capoluogo.

CLN - Veneto - Liberazione - Treviso -  
Verbale della seduta del Comitato di Liberazione Nazionale di Treviso,
tenutasi il 27 aprile 1945 nella canonica di Fontane di Villorba.
Aistresco, ID 556, b.49, fondo CNL, fasc. Verbali CNL originali
(Resistenza - Partigiani - Liberazione di Treviso 1945)

«La seduta è presieduta dal Rappresentante del P.S. [Partito Socialista] sono presenti i membri del C.L.N e il Comando Militare. Assente ingiustificato il rappresentante del P.L. [Partito Liberale]
In primo luogo si discute dell'opportunità di iniziare l'occupazione della città e si discute in particolare se sia opportuno di iniziare l'azione malgrado le trattative in corso col Comando Tedesco svoltesi a mezzo di S. E. il Vescovo di Treviso.
Piero [Dal Pozzo - del PCI] sostiene che l'azione servirebbe anche a decidere il Comando di Piazza Tedesco e a facilitare le trattative. Su ciò tutti sono d'accordo.
Siccome però le notizie militari fino a questo momento pervenute non sembrano consigliare un'azione immediata, si decide all'unanimità di autorizzare l'azione per la zona circostante la città in modo da permettere tutti quei preparativi e quelle occupazioni necessarie a preparare l'occupazione totale.
Il Comando Militare, invitato ad esporre la situazione del Comando stesso e la forza a sua disposizione, comunica che Vin Vincenzo [uno dei vari nomi di battaglia del capitano Ennio Caporizzi, comandante della Piazza partigiana di Treviso] viene nominato Comandante delle Formazioni, Carini [Umberto Romagnoli] Vice Comandante, e Turno [Guido Tonello di Giustizia e Libertà] Capo di Stato Maggiore. Quanto alle forze, comunica che esse ammontano complessivamente a 4000 uomini, dei quali 2500 armati e 1000 di questi provvisti di armi automatiche.
Si decide quindi che il Comitato Politico e il Comando Militare siedano ancora clandestinamente in località diverse e si stabilisce come recapito per entrambi la Canonica di Fontane [parroco Angelo Sarti]».


Le operazioni militari per la liberazione della città di Treviso hanno inizio ufficialmente 
Sabato 28 aprile 1945 alle ore 18
Questo l'ordine del comando militare partigiano della piazza di Treviso

Treviso 28 aprile 1945 - Ordine alle forze partigiane di occupare la città

Firme di Ennio Caporizzi ["Gerardi"], comandante militare della Piazza [PCI], 

Umberto Romagnoli ["Carini"], vice comandante  della Piazza [DC], 

Guido Tonello ["Turno"], Capo di Stato Maggiore [Giustizia e Libertà],

Pasquale Ricapito ["Leto"] (Inviato del Comando Generale Alta Italia). 

Archivio Istresco (Aistresco), ID 556, b.49, fondo CNL, fasc. Verbali CNL originali



COMANDO MILITARE DELLA PIAZZA DI TREVISO

z.o. [zona operazioni] ore 16,20 del 28.4.45

ORDINO: ai Comandanti di Settore di attuare il previsto piano di occupazione (P.O.1); ciascuno secondo le direttive ricevute.
In particolare dispongo che:
1° Siano subito occupati il capoluogo di provincia e mandamento, tenendo presente che gli edifici pubblici, gli impianti di pubblica utilità, tutti i magazzini e depositi viveri devono essere ad ogni costo difesi e conservati.
2° Si disarmino tutti gli appartenenti alle disciolte forze armate nazifasciste, avviandone tutti i componenti in separati campi di concentramento; 
3° Si blocchino tutte le strade che conducono alla montagna onde impedire la fuga dei nazifascisti, con particolare riguardo ai criminali di guerra;
4° Si sequestrino e si tengano a disposizione del Comando Piazza tutti gli automezzi del nemico;
5° I comandanti di settore mi terranno informato dello sviluppo delle operazioni.
6° L'occupazione deve avere inizio alle ore 18 dello stesso giorno.


II COMANDANTE MILITARE DELLA PIAZZA
                                                                                                                Ennio Caporizzi (3)


IL V. COMANDANTE MILITARE DELLA PIAZZA
Romagnoli Umberto

IL CAPO DI STATO MAGGIORE
Guido Tonello

L'INVIATO DE [L] COMANDO GENERALE ALTA ITALIA
Ricapito Pasquale (4)

                             


La sera precedente, 27 aprile 1945, era stato emanato a Padova l'ordine di insurrezione generale
da parte del Comando Militare Regionale Veneto del CLN, a firma di "Pizzoni" (gen. Sabatino Galli)

L'ordine d'insurrezione emanato a Padova il 27 aprile 1945 dal
Comando Militare Regionale Veneto del Corpo Volontari della Libertà
.
Comandante: gen. Sabatino Galli "Pizzoni".

Archivio Istresco (Aistresco), ID 556, b.49, fondo CNL, fasc. Verbali CNL originali

NOTA

(1) Fausto Schiavetto, Intervista ad Enrico Opocher ed altri scritti e ricerche sulla Resistenza Veneta, 1997, pp. 163-199. Le due citazioni sono a p. 116 e a p. 185.
Il volume, stampato a cura dell'autore, "ricercatore dell'Università di Padova, Facoltà di Scienze Politiche, Istituto di Studi Storici", è disponibile in copia autografata presso la biblioteca dell'Istresco.
(2) Marco Borghi, Dopo la guerra. Politica, amministrazione e società nei verbali del CLN provinciale trevigiano (26 aprile 1945 - 27 giugno 1946), 1997, Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea nella Marca Trevigiana - Cierre.
(3) Il nome di battaglia di Caporizzi risulta "Gerardi" (p. 678 Istresco, Diari storici...) o "Gerardo Ruggero" (nell'Atto costitutivo del Comando Piazza di Treviso, in Schiavetto, 1997, pp. 163-165)
(4) Su Pasquale Ricapito, comandante della missione alleata "Aurora" operante nel 1944 dapprima nella zona di Modena e poi a Milano, vedi in Bibliografiala relazione di Enzo Boeri (capo del Servizio Informazioni del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà).