Abbiamo visto in altro post la ricostruzione, da parte dei parroci di Onigo e Cornuda, delle impiccagioni dei sette partigiani avvenute il 25 settembre 1944 nelle loro parrocchie.
Vediamo ora cosa scrive su quella tragica giornata lo storico di Cornuda Antonio Serena.
Nelle tredici pagine di testo di " I fantasmi del Cansiglio" , più cinque di fittissime note [1], riservate alla situazione in paese durante la Resistenza (pardon , la guerra civile), agli impiccati del ‘44 sono dedicate 14 righe (alle pagine 102-103), che trascrivo:
Nelle tredici pagine di testo di " I fantasmi del Cansiglio" , più cinque di fittissime note [1], riservate alla situazione in paese durante la Resistenza (pardon , la guerra civile), agli impiccati del ‘44 sono dedicate 14 righe (alle pagine 102-103), che trascrivo:
«Il 25 settembre, in seguito al rastrellamento del Grappa, vengono impiccati in piazza Marconi il ventenne Luigi Camazzola di Romano d’Ezzelino, civile, e Attilio Fondrini, partigiano originario di Olmo al Brembo, Bergamo; in via Roma, davanti all’attuale municipio, il civile diciottenne Giocondo Zilio e nel piazzale della stazione un giovane ignoto. Camazzola e Fondrini sono uccisi sotto il balcone di una casa [2]. "Richiamata da insoliti rumori", testimoniò anni fa Cesarina Boiso, "mi affacciai in strada dalla porta che dava su piazza Marconi, intuendo subito cosa stava avvenendo. Chiesi allora spiegazioni ad un uomo che sembrava il capo invitandolo ad allontanarsi dalla nostra casa, ma venni cortesemente invitata a chiudere la porta e a rientrare in casa"».
Considerazioni sulla testimonianza di Cesarina Boiso
Ma chi è Cesarina Boiso che, con molto acume, nel pomeriggio del 25 settembre 1944 intuisce cosa sta avvenendo davanti alla porta di casa sua? si chiederà il lettore, e me lo son chiesto anch’io.
In teoria uno storico, specie uno con tre lauree più una specializzazione in Storia contemporanea [3], dovrebbe sentire l’esigenza di esporre con chiarezza le generalità complete (data di nascita, mestiere, posizione politica, motivo della presenza in loco) di una testimone tanto importante, che - unica - parla degli impiccatori fascisti come di persone che si comportano cortesemente.
Per questo ho guardato con viva curiosità cosa fosse scritto nella nota 58 (a pagina 249) cui, correttamente, Serena rimanda alla fine della testimonianza della Boiso. Ma con grande delusione, fra il profluvio di parole scritte nelle trentatre righe corpo otto della nota 58, di questa Boiso si trova nuovamente riportato solo il nome e cognome, e nulla più. Mistero.
Antonio Serena, I Fantasmi del Cansiglio... Collage del testo pp.102-103 e della nota 58 dedicati ai quattro partigiani impiccati il 25.9.1944 a Cornuda. |
Per conoscere la figura della Boiso, dovrò forse andare dall’avvocato Giovanni Adami, via Morpurgo 34, Udine, oppure, dio non voglia, dall’avvocato Lorenzo Borrè, via Germanico 107, Roma, dove, con modalità invero eccentriche, lo storico di Cornuda, trilaureato e specializzato, invita a recarsi «chiunque, per motivate ragioni, intenda risalire alle complete identità dei testimoni citati in questo libro con le sole iniziali»? Perché è pur vero che Cesarina Boiso è citata con il suo intero nome e cognome, ma per una persona che non abita a Cornuda (e possibilmente da almeno una cinquantina d’anni), quel nome e quel cognome non dicono nulla.
Antonio
Serena nella sua prima foto ufficiale da senatore della Repubblica. (Gruppo Lega Nord, 1992-1994) |
Il percorso è stato un po’ tortuoso, ma alla fine ho capito perché la moglie di uno squadrista possa aver trovato cortese il comportamento di chi si accingeva a impiccare due partigiani.
Note
[2] La casa, per la precisione, era quella della famiglia Serena (dell’omonima filanda cornudese), come segnalato da una lapide posta nel lato ovest dell’edificio.
[3] Dalla biografia posta in IV di copertina di I fantasmi del Cansiglio : eccidi Partigiani nel Trevigiano 1944-1945 leggiamo: «Antonio Serena è nato e risiede in Veneto. Giornalista e scrittore, già docente di Civiltà francese nei licei e parlamentare di quarta legislatura, coordina attualmente la rassegna stampa on line “liberaopinione”. Laureato in Lingue e letterature straniere [1], in Lettere moderne [2] e in Storia [3], si è specializzato in Storia contemporanea [4] all’Università di Urbino. […]».
Non si riesce cosa voglia dire questo signor Camillo Pavan se non cercare di infangare la figura del senatore Antonio Serena cadendo nel ridicolo. Il padre del Sen. Serena, attivo squadrista e combattente volontario della prima guerra, non fu mai iscritto alla RSI non condividendo l' alleanza di Mussolini con i tedeschi e pare che la casa dove furono impiccati i due partigiani del Grappa fosse stata scelta proprio per questo motivo.Penoso mi pare poi l' accostare la testimonianza della moglie del Cav. Gino Serena alle figure degli esecutori delle impiccagioni. Forse sarebbe più interessante leggere cosa scrissero il luminare della Resistenza veneta prof. Enrico Opocher o il capo partigiano Livio Morello (Neri9circa le responsabilità del Comando Partigiano del Grappa sulla carneficina dell' Operazione Piave.Mi dicono che uno studio sull' argomento vedrà presto la luce. Capisco che gli scritti del professor Serena diano e abbiano dato parecchio alla resistenza comunista, ma devono capire una volta per tutte che il tempo delle mezze verità e delle menzogne sulla guerra civile in Italia ha fatto il suo tempo. A disposizione per ulteriori dettagli.Luciano Sonego su blog di Maurizio D.S.
RispondiEliminaInfangare? E perché mai? Da storico dilettante quale sono, non mi sarei mai permesso di ironizzare su uno storico laureato e di successo quale Antonio Serena. Il post è nato perché cercavo di capire (visto che nel libro, di successo, "I fantasmi del Cansiglio" non si capiva) chi fosse mai questa Cesarina Boiso trattata con cortesia dagli impiccatori del 25 settembre 1944. Non dipende da me se la signora Boiso è la madre di Serena. Volevo evidenziare come - secondo me - quello usato dal prof. Serena (spero solo in questa occasione) non sia un modo corretto di citare le testimonianze orali.
EliminaMai scritto che Gino Serena sia stato iscritto al RSI. Ringrazio per l’informazione.
Forse sarebbe meglio che Camillo Pavan, ad evitare ulteriori svarioni, continuasse a scrivere libri sul radicchio rosso di Treviso che hanno avuto tanto successo.
RispondiEliminaLuciano Sonego
Grazie del complimento relativo ai libri sul radicchio rosso.
Elimina...Mettersi da solo , ormai, a giustificare i crimini dei comunisti e i 100 milioni da loro causati per cercare di far trionfare la loro criminale e fallimentare dottrina è certamente opera ardua....Si rassegni.
RispondiEliminaLuciano Sonego
In questo blog, cerco solo di capire come si siano svolti determinati episodi della Resistenza a Treviso e dintorni. A me basta e avanza, perché amo fare ricerche con correttezza filologica.
EliminaAltri studiosi di ben altra levatura si sono occupati dei grandi crimini del Novecento.
Caro Amico Storico,
RispondiEliminaè da anni che si cerca da una parte sola, dimenticando l'atrocità dei molti crimini partigiani, specie dei partigiani comunisti. Invece di inventarsi polemiche, farebbe bene ad ocuparsi dell' altra metà di storia. Attualmente a Belluno il consiglio comunale guidato dalle sinistre è orientato a cancellare titolazioni di sale a delinquenti comuni rei confessi di crimini e fino a ieri confusi per eroi.
L. Sonego
Caro DIFFAMATOR CORTESE,
RispondiEliminalei dice un sacco di stupidaggini e cerca di gettar fango su persone a lei sgradite per odio politico. La casa di Cornuda di cui parla è stata costruita nel 1861 e non è mai stata ingrandita. "Correttezza filologica"...ma per favore....Si informi sui crimini dei partigiani del Grappa, sulle persone che assassinarono a tradimento in proditorie imboscate, come il col. Dell' Uva all' albergo Socal di Possagno.Furono fucilati dai tedeschi per quei crimini, altro che eroi della resistenza. Maurizio
La invito ad andare cauto con il termine “diffamator” e l’art. 595 del C.P. - In questo post mi sono limitato a una critica filologica, ripeto filologica, basata cioè sull’esame del testo di Serena relativo alla testimonianza di Cesarina Boiso.
EliminaAnche riguardo all’ampliamento di casa o palazzo Serena la invito ad informarsi, ovviamente in un luogo attendibile come il sito http://www.filandaserena.it/famiglia.html. Potrà così mettere a confronto la foto n. 34 recante la didascalia «L’ingresso di Casa Serena, facciata est, negli anni '50» con la foto n. 9 recante la didascalia «Palazzo Serena oggi, dopo il riadattamento della facciata ovest (2010)». Vi noterà qualche differenza.
Quanto allo studio dei “massimi sistemi”, cioè la Resistenza sul Grappa, quelli che lei chiama “crimini partigiani”, il rastrellamento nazifascista del settembre 1944, vedo che lei mi pare molto ferrato in materia, non parliamo poi del prof. Serena. E che dire di Sonia Residori (2007), Lorenzo Capovilla e Federico Maistrello (2011) con i loro ponderosi tomi?
Con questo post e con il precedente: «Il "camion degli impiccati": viaggio del terrore da Onigo a Cornuda, lunedì 25 settembre 1944» ho voluto solo analizzare un singolo episodio della Resistenza. E se proprio avessi tempo disponibile, approfondirei la questione cercando di capire - ad esempio - come mai nel Registro dei morti presso l’Anagrafe del Comune di Cornuda manchino i nomi dei quattro impiccati dai fascisti il 25 settembre 1944.
Ma quante stupidaggini...Secondo lei lo storico Antonio Serena doveva precisare che Boiso Cesarina, autrice di una delle tante testimonianze, era sua madre? E magari un altro testimone era suo secondo cugino e altri ancora suo conoscente o suo lontano parente allegando magari l' albero genealogico? Il fatto grave è che a 70 anni dalla guerra civile, il presidente dela repubblica "di tutti gli italiani" celebra ancora i morti di una sola parte dimenticando i civili e militari uccisi nei bombardamenti e dai partigiani a guerra finita da tempo: donne, bambini, suore, preti ecc. E ricorda i crimini nazisti dimenticando la parte giocata dagli "eroici partigiani" come a Marzabotto e S. Anna di Stazzema.
RispondiEliminaMaurizio Dal Santo
...Altra precisazione. Lei, Caro Camillo Pavan, tanto attenti ai particolari, non è forse a conoscenza che il cav. Gino Serena, squadrista, volontario di guerra nel primo conflitto, iscritto alla MVSN non aderì mai alla RSI per coerenza col suo passato antitedesco e fi insignito del Brevetto Alexander. Ciò basti a far rientrare ogni sua illazione. Tanti saluti.
RispondiEliminaMaurizio Dal Santo
Strano, venire a conoscenza che il cav. Gino Serena — oltre a non essersi iscritto alla RSI ed essere antitedesco — sia stato insignito del “Brevetto Alexander”, rientrando così nel novero dei patrioti italiani che «col loro coraggio e la loro dedizione hanno contribuito validamente alla liberazione dell’Italia e alla grande causa di tutti gli uomini liberi». Sarei curioso di sapere, a questo punto, quale sia stato il “Capo della banda” che ha controfirmato il suo “Certificato al Patriota”, perché in questi giorni ho trovato un caso di omonimia fra le carte dell’Archivio Istresco (ID 814, N. Inv. 077).
EliminaIn breve. Nei confronti di tale Serena Giovanni chiamato Gino, fu Antonio e Castagna Teresa, nato a Cornuda il 9.2.1898, possidente, «imputato del delitto di sequestro di persona a’ sensi dell’art. 146 prima parte e capoverso Cod. Pen. abrogato e art. 79 stesso codice, per avere nel novembre 1926 in Cornuda e in Crocetta del Montello, con atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, in concorso con altri individui non identificati, illegittimamente privato Zanella Celestino e Grassotto Antonio e Poloniato Guerrino della libertà personale usando minaccie e sevizie per commettere il fatto e durante il medesimo» il Tribunale di Treviso, in data 27.3.1947, dichiarò il «non doversi procedere» perché «il reato ascritto al giudicabile è compreso fra quelli di cui all’art. 3 del Decreto d’amnistia 2.VI.1946 n. 4» [Amnistia Togliatti].
Se si tratta della stessa persona, è proprio vero che l’amnistia del ’46 fu voluta dal comunista Togliatti per salvare i comunisti — patrioti o presunti tali — che si erano macchiati dei peggiori delitti…
Il tema non mi interessa e non voglio commentare....Ma, mi scusi, quanti anni ha, lei, signor Camillo Pavan?
RispondiEliminaSono del '47. Classe di ferro...
Eliminatu hai solo il 47, la classe ti manca proprio, sei il solito comunista invidioso e velenoso, figlio di quella dottrina maledetta che ha straziato il mondo e ridotto alla fame ed alla morte centinaia di milioni di persone. Chiudi queste pagine, sei ridicolo e inquini.
RispondiEliminaPaola Chiavegato Treviso
5 marzo 2019 03:53
condivido, questo inquina con argomentazioni velenose e stupide
Eliminapaola chiavegato
comunista e partigiano...detto tutto
RispondiEliminanon si vergognano ancora...
luisa
con riferimento affermazioni Pavan del 10 gennaio 2019: il brevetto Alexander è firmato dal capo partigiano del Grappa Edoardo Pierotti.La denuncia contro il Serena per i fatti di Crocetta era un falso non esaminato dai giudici e rientrato nell' amnistia. Se non fosse rientrato nell' amnistia sarebbe stato assolto. Comunque il Serena fu squadrista con la Squadra d' Azione Montello e difese con coraggio la zona dalle violenze e dai ladrocinii dei bolscevici e delle guardie rosse che ammazzavano fascisti ma soprattutto cattolici in agguati specie nella zona del Montello. Anche il Podestà di Cornuda venne barbaramente assassinato nel 1945 a guerra finita, poi 70 anni dopo il Parlamento decreto la sua innocenza: era stato accusato di aver bruciato una casa, ma i giudici del dopoguerra riconobbero la sua assoluta estraneità ai fatti: 70 anni dopo!!!La vostra storia, compagno Pavan, è una bufala! Ti aspettiamo sabato 10 agosto a Feltre/Croce d'Aune alla presentazione del libro del giornalista direttore di Belluno Press Roberto De Nart sull' assassinio della contessa Kusch e del furto dei soldi destinati agli operai Todt da parte dei partigiani feltrini. Lì il processo si fece e i partigiani eroici vennero condannati e trovarono rifugio all' estero. La vostra resistenza è stata una bufala messa in piedi per nascondere crimini ed assassinii tra gli stessi partigiani.
RispondiEliminaCredo sulla parola al sig. Canzian e non può che farmi piacere che un comandante partigiano certifichi che l’ex capo di una squadra d’azione fascista si sia pentito e abbia collaborato con la Resistenza.
EliminaPer l’occasione riferisco di aver anche letto il libro di Giorgio Morlin sulla liberazione di Caerano, che — in un commento ad altro mio blog — mi era stato consigliato nel dicembre dello scorso anno da Aldo Marinello.
Non può che farmi ancor più piacere vedervi riportato a p. 127 un brano del “diario familiare” di Gino Serena che loda Zanini Alessandro [partigiano, medaglia d’oro al valor militare] per aver trovato “morte gloriosa mentre con altri cerca di snidare i Tedeschi”.
Resta il fatto che «la denuncia contro il Serena per i fatti di Crocetta» non era un falso: è presente agli atti e, se non si è proceduto contro di lui «per estinzione del reato», è merito dell’amnistia del comunista Togliatti.
A richiesta posso inviarle il carteggio.
Pavan, ritorna ai tuoi studi sul radicio trevisan... Te fa pi bea figura!
RispondiEliminaMario Mondin (anticomunista viscerale)
ma che sciocco questo Pavan...certamente chi si apprestava ad impiccare i partigiani ad un edificio privato non poteva che essere cortese nei confronti della proprietaria che protestava per quella scelta. Cosa doveva fare? Insultarla? Riguardo alle iniziali,per quanto è chiarito nei testi del Serena, che ho letto, l'opzione viene attivata, e lo si specifica, quando una persona non gradisce apparire col suo nome pur rilasciando la testimonianza.Chi ci tiene proprio a conoscere la completa identità può rivolgersi agli studi legali segnalati. Che c'è di strano? Riguardo agli impiccati del Grappa questo di "storico del radicchio" metta in evidenza che moltissimi impiccati del Grappa erano banditi rei di crimini e rapine o fascisti che avevano tradito la loro idea una volta catturati passando dalla parte dei partigiani. Le impiccagioni rappresentarono un gesto teutonico forte e inaccettabile: le leggi internazionali prevedevano però la loro fucilazione.
RispondiEliminaInternet è come la democrazia, dove "ogni buco di culo si crede Giove" (Céline) ....e parla a vanvera.
Certamente Gino Serena ha sbagliato nel parlare di morte gloriosa del Zanini. Forse ignorava che poco tempo prima Zanini, fascista alpino di Perico, in uno scontro avvenuto sul San Boldo sparò contro i partigiani. Che inoltre la motivazione della medaglia d'oro è completamente falsa, come tante altre del resto.Forse lo zelo antitedesco di Gino Serena lo spinse a queste errate considerazioni. Ma poi, su che cazzate stiamo a discutere.....Nel veneto la partigineria si macchio' di crimini vergognosi che per anni i compagni hanno cercato di celare dietro al radicchio di Pavan.Leggete sui libri di Brescacin , non di Serena Antonio, le nefandezze dei loro crimini.
Chissa' perche questo storico del radicchio fa tanto casino per queste minuzie. E' rabbioso per il successo del libri di Serena? NooooooooooooooooooooooooooAHHHahahahahaha
Maurizio Dal Santo
«Chi si apprestava ad impiccare i partigiani ad un edificio privato non poteva che essere cortese nei confronti della proprietaria che protestava per quella scelta. Cosa doveva fare? Insultarla?», si chiede Maurizio Dal Santo.
EliminaBeh, non solo insultarla. «Quel giorno mia madre ha rischiato di essere impiccata anche lei», ricorda il senatore Antonio Serena in un articolo di Enzo Favero dal significativo titolo «Sono un uomo coerente» apparso su “la tribuna di Treviso” il 21 novembre 2003, otto anni prima della pubblicazione de "I fantasmi del Cansiglio". [Il web conserva tutto, o quasi, nel caso del senatore].
Se Serena decidesse quale delle due versioni scegliere come definitiva (quella dell’impiccatore cortese o quella dell’impiccatore feroce) eviterebbe di "inquinare" un argomento così drammatico.
PS
Con questa risposta intendo mettere fine alla questione: non ho più tempo da perdere con chi al fact checking, cioè alla verifica critica dei fatti e delle fonti non attribuisce alcuna importanza.
La legge Basaglia è alla base di queste idiozie. Da quando hanno cominciato a liberare i matti con le conseguenze che tutti conosciamo, crimini e assassinii di ogni genere, non c'è più alcuna differenza tra le persone normali, psichicamente normali e i maniaci di qualsiasi religione. C'è chi si impunta su delle idiozie per arrivare a fare un mostro di una persona onesta, un benefattore noto a tutti, per il solo fatto che non condivide le sue tesi aberranti.
RispondiEliminaE' incredibile che materiale simili continui a circolare sul web in nome della libertà senza che qualche magistrato, in altre occasioni magari fin troppo zelante, non ne impedisca la divulgazione.
Succede anche che vengano pubblicate foto intime filmati personali e che rimangano sul web provocando in certi casi il suicidio della persona infangata nel suo onore.
E' aberrante che questo incivile permissivismo sia scambiato per democrazia e libertà.
Un matto in libertà non è simbolo di civiltà, è un pericolo per la società.
Laura Bernardi
Ho letto velocemnete quanto sopra pubblicato che non merita molto riguardo per la sua evidente stupidità. Lo storico sedicente amante del radicio trevisan, dimentica che i partigiani impiccati nella pedemontana, prendiamo ad esempio quelli del grappa erano per lo piu' ex fascisti che avevano tradito alla fine della guerra mandando a morire i loro camerati onesti e passando dallì altra parte per salvarsi la vita. Personaggi "double face" come il noto conte Volpi che tutto ebbe dal fascismo, che ospitò il Gen. Graziani nella sua villa e che, alla fine, tradì aiutando in ogni modo i partigiani.
RispondiEliminaGalantuomini ai quali consigliamo di leggere il libro di Bruno Vespa: Italiani voltagabbana. Purtroppo è la pura verità
Maurizio dal Santo
L' articolo che precede non è di Maurizio Dal Santo, nome uscito per un errore di stampa web, ma di
RispondiEliminaPaolo Ferretti
w palmiro togliatti, cittadino sovietico (rinuncio' alla cittadinanza italiana, ma non al seggio al parlamento italiano...)
RispondiEliminaAssassino, mandante di assassini. non mosse un dito per salvare gli alpini della Cuneense dai gulag di stalin, il maialone...
paolo fantin
https://ibb.co/ph4vNYR
RispondiElimina20/02/2022 - Inaugurata la lapide al martire fascista Dott. Terzo Buratto, assassinato a guerra finita dagli "impiccatori cortesi partigiani".
https://ibb.co/cDGZHHK
RispondiElimina20/02/2022 - Inaugurata la lapide al martire fascista Dott. Terzo Buratto, trucidato a fine guerra dagli "impiccatori cortesi partigiani".
Mauro Bordin
Vengo informato di queste considerazioni sul mio nome. Ovviamente, letto il tutto, non considero di perdermi in scemenze del genere. E' chiaro a tutti quel che ho scritto e quel che è successo, salvo a questo signore che, per altro, ha scritto degli interessanti saggi sul radicchio trevigiano.
RispondiEliminaINFORMAZIONE STORICA. Si è svolta la settimana scorsa una affollata manifestazion davanti alla nuova lapide in memoria del martire fascista Dott. Terzo Buratto, massacrato innocente dai partigiani come specificato sulla lapide stessa
RispondiEliminaLivio Marini, segr. sez, ass, Caduti RSI - Cornuda.
Scrisse Céline: "In democrazia anche un buco di culo si crede Giove". Questo Canzian comunista amico del radicchio trevigiano deve avere molto tempo per perdersi in cazzate simili. Un consiglio: torni al radicchio e dorma sonni tranquilli.
RispondiEliminaLuciano Morsetti
Un buon terzo dei partigiani impiccati sul Grappa e dintorni grazie allo scontro voluto da partigiani comunisti e missioni inglesi, erano fascisti che avevano disertato, quindi punibili per legge di guerra senza se e senza ma. Altri fascisti non tradirono e furono massacrati dai partigiani. Altro che cortesie e gentilezze. Questi companeros hanno raccontato la storia come hanno voluto, ma ora la fuffa dei falsi storici è finita anche per questi storici radicchioni.
RispondiEliminaAnna - Pove del Grappa - Figlia di un martire fascista del Grappa
Il libro di Antonio Serena, Benedetti assassini, Ritter-Manzoni 2015/2022: lo trovate in internet e vi servirà a chiarire quello che nemmeno io pensavo. La storia della resistenza è la storia delle menzogne scritte dopo la guerra dai partigiani comunisti, dimenticando le loro nefandezze.
RispondiEliminaBetty - Oderzo
Sarà anche uno storico, ma a me sembra solo uno che vuol riabilitare il fascismo, nascondendone la parte più becera e violenta. Personalmente lo farei processare per apologia del fascismo!!
RispondiEliminaCiao Anonimo, io sono Luca Guareschi. Se vuoi far processare lo storico Antonio Serena per apologia non ti rimane che denunciarlo. Ma non lo farai perche' sei un vigliacco anonimo, un eroe delle siepi come i tuoi compagni partigiani,
EliminaSignor Anonimo del 5 agosto, i libri e le affermazioni del dott. Serena rappresentano un vulnus all'agiografia resistenziale, che provoca reazioni diverse, tra cui gli infiniti distinguo che fanno perdere il punto di vista fondamentale dei suoi lavori: una ricerca seria sulla guerra civile in Veneto e sulle innumerevoli "esecuzioni" poste in atto dai partigiani, quasi sempre comunisti, sui nemici di classe. Esecuzioni collettive su fascisti o presunti tali, mirate a colpire l'appartenenza ideologica ben prima che una responsabilità penale personale: anche se in un ambito territoriale diverso da quello trattato, l'assassinio del prof. Giovanni Gentile rappresenta forse l'esempio più eminente. Per di più, innumerevoli crimini furono commessi dai partigiani a guerra finita, quando si sarebbero dovute deporre le armi. Ma il principio della lotta di classe e la facile reperibilità di armi indussero gli eroici combattenti a compiere scelte ben diverse; e non sono stati affatto episodi isolati, come ripetono i "compagni" infastiditi ogniqualvolta viene sollevato tale argomento. A guerra finita, subito si è imposta una scelta di campo: la Resistenza non poteva essere considerata in modo disaggregato, aperto a critiche storiche e politiche. Doveva assolutamente essere presentata, pena la perdita di credibilità, come un sacrario ideologico inscindibile e intoccabile: e a custodire intatto il deposito di fede resistenziale è presto intervenuto il legislatore, prima con la legge Scelba e, decenni dopo, con la legge Mancino, che sostanzialmente puniscono, e gravemente, reati di opinione. Ad ogni modo, il dott. Serena andrebbe processato, semmai, per vilipendio della Resistenza e non per apologia del fascismo. Ritengo però che la serietà delle sue ricerche, confortate dalle testimonianze di superstiti che vissero sulla loro pelle le "eroiche" giornate, rendano più difficile una prevalenza della giustizia politica sulla verità storica, Apostolico della storia partigiana permettendo. Se il dott. Serena avesse voluto procurarsi lucro e successo si sarebbe occupato del lato B della guerra civile, quello della parte dei "buoni", che hanno scritto e scrivono a profusione saggi o romanzi inondando di retorica resistenziale scuole e mezzi di informazione e alimentando un ecosistema informativo adulterato.
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