sabato 2 aprile 2022

LIBERAZIONE DI TREVISO: 29 APRILE 1945 - Cronache della storica giornata da "La Vita del Popolo" e "Treviso Liberata" del giorno successivo + altri documenti

Il settimanale diocesano La Vita del Popolo - uscito in edizione straordinaria il 30 aprile 1945 (giorno successivo alla liberazione di Treviso da parte dei partigiani) - è l'unico giornale, disponibile nelle biblioteche trevigiane *, in cui si possa leggere la cronaca della liberazione e della fine della Seconda guerra mondiale nel capoluogo della Marca Trevigiana.
Lunedì 30 aprile 1945 La Vita del Popolo mandò in stampa due edizioni.
La prima pagina della prima edizione è per intero dedicata agli eventi politico-militari: l'ingresso dei partigiani e l'assunzione dei poteri della nuova giunta del CLN avvenuta il giorno precedente, domenica 29 aprile 1945, la cronaca dell'arrivo delle truppe alleate alle 8 del mattino del 30 aprile 1945 (in una Treviso già in mano dei partigiani), il ricevimento dei loro comandanti in Municipio (ore 17), il fallito tentativo di mediazione fra partigiani e tedeschi condotto dal vescovo Antonio Mantiero, i proclami del CLN ai trevigiani.
A parte il titolo a sette colonne e il corsivo d'apertura della redazione, le cronache e gli altri articoli sono con tutta evidenza redatti da esponenti del Comitato di Liberazione, o scritti sotto la loro supervisione.
La cosa non poteva ovviamente piacere alla curia. Fu così che venne pubblicata una seconda edizione con l'impaginazione modificata per lasciar spazio in prima pagina, taglio basso, al pensiero del vescovo espresso sotto forma di lettera pastorale Al Venerando Clero e al diletto Popolo della Città e della Diocesi.
Tutti gli scritti della prima edizione sono comunque mantenuti, ma è spostato a pag. 2 l'articolo sulla mediazione vescovo-tedeschi.


* Nota Per l'occasione La Vita del Popolo uscì in diciassettemila copie. "Direttore responsabile figurava essere mons. Giuseppe Agostini, ma in realtà la conduzione del giornale apparteneva a mons. Enrico Pozzobon, già avversato durante il Ventennio". (Chiades, p. 115).
Nella biblioteca comunale di Treviso sarebbe conservata anche la raccolta de Il Gazzettino con il significativo susseguirsi delle varie edizioni e testate a raccontare "in presa diretta" i rivolgimenti in corso.
Purtroppo si deve usare il condizionale. La bobina del microfilm - risalente al 1987 - non è leggibile né stampabile, al massimo sul monitor si riescono a intravedere i titoli principali, da trascrivere a mano.
Ah, perfida Albione!
Chissà che in occasione del 70° anniversario della Liberazione qualcuno non provveda a restituire alla cittadinanza questo prezioso patrimonio, digitalizzando la copia originale cartacea prima che anch'essa vada definitivamente perduta.
Considerazioni del 29 aprile 2018. Il 70° anniversario è passato, ma temo che passeranno molti altri anniversari prima che i responsabili della cultura di quella che qualcuno si ostina a chiamare la " Piccola Atene" comprendano che rendere accessibile a tutti — cioè digitalizzare e mettere online almeno i principali documenti della storia cittadina conservati in biblioteca — è un atto di fondamentale importanza culturale.
Il travagliato periodo fra 16-17 marzo 1945 - quando il comitato regionale del CLN decide che il Gazzettino post bellico sarà l'organo del Comitato di Liberazione - e il  17 marzo 1946 quando la storica testata veneta diventerà invece a tutti gli effetti di proprietà della DC, cioè di uno solo dei partiti del CLN e per di più nella sua corrente di destra, è ricostruito da Sante Rossetto in Il Gazzettino e la società Veneta. Storie di un giornale del Nordest dal 1887 a oggi, Cierre 2004, pp. 116-121 con le note alle pp. 138-140.
In particolare il giornale a gestione fascista cesserà le pubblicazioni il 26 aprile 1945 per riapparire il 29 aprile come Fratelli d'Italia. Il Gazzettino. Organo del comitato regionale veneto di liberazione nazionale firmato da Francesco Semi per il Comando Piazza veneziano del Corpo Volontari della Libertà . Dal 30 aprile al 3 maggio si chiamerà Corriere di Venezia, a cura del P.W.B. (Psycological Warfare Branch) e dal 4 maggio al 17 luglio Corriere Veneto, sempre a cura del P.W.B.
La vecchia testata de Il Gazzettino (e non "Il Nuovo Gazzettino" come avrebbero voluto CLN e Comando Alleato) riapparirà il 18 luglio 1945. Direttore, fino al cambio di proprietà dell'anno successivo, Armando Guadagnin, ex giornalista licenziato dal Gazzettino per antifascismo nel 1928.
Primo direttore del quarantennio democristiano del Gazzettino sarà Riccardo Forte a partire dal 17 marzo 1946. (Rossetto, 2004, p. 141)


La Vita del Popolo, 30 aprile 1945 -
Prima pagina intera (prima edizione) 

(Resistenza - Liberazione di Treviso, 1945)
CLN Veneto - Liberazione  del Veneto, Resistenza veneta, liberazione di Treviso, 1945 - 
30 aprile  1945. L'ingresso degli alleati nella Treviso
già occupata il 29 aprile 1945 dai partigiani
(La Vita del Popolo - 30 aprile 1945, prima edizione)

"Venticinque Aprile", Partigiani
Trascrizione 
(30 aprile 1945)
L’INGRESSO DELLE VALOROSE TRUPPE ALLEATE
in Treviso già liberata dai Volontari della Libertà

[...]
In Piazza dei Signori, occupata militarmente da numerose pattuglie di patrioti in armi, assai per tempo sostava un folto gruppo di cittadini in attesa delle Truppe Alleate.
La Città con le sue stesse rovine - ripulita fin da domenica dai residui delle forze fasciste e tedesche, dall’opera dei Gruppi del Corpo dei Volontari della Libertà - sembrava fremere con il cuore dei cittadini: dai balconi garrivano al vento le bandiere della Patria.
Il Comitato di Liberazione Nazionale, con a capo il Commissario della Provincia, era riunito in attesa, nel Palazzo della Prefettura dai cui poggioli sventolavano, con il tricolore d’Italia, i vessilli delle Nazioni Alleate.
Alle 8 precise, da Piazza Noli, giungevano improvvisi, fermandosi in Piazza, quattro carri armati americani, preceduti e seguiti da formazioni di patrioti, a bordo di automezzi.  È stato un attimo indimenticabile, quali pochi se ne vivono nella storia dei popoli. L’onda di commozione che gonfiava i cuori di tutti i presenti, traboccò in una manifestazione solenne di soddisfazione, di giubilo, di entusiasmo. Anche gli ufficiali e soldati alleati, dal volto stanco e bruciato dal sole, tradivano nel volto la loro gioia per tale manifestazione di giubilo.
Il Commissario della Provincia, avv. Leopoldo Ramanzini e i membri del Comitato di Liberazione, scendevano subito nella Piazza, per porgere il saluto riconoscente della città.
Le sirene della torre e più ancora le campane della Cattedrale annunciarono tosto con il loro armonioso concerto, alla città ed ai sobborghi, il grande e fausto avvenimento.
La folla intanto si andava raccogliendo ed ammassando nella piazza, dove continuò ingrossandosi ed allargandosi - per gran parte della mattinata e del pomeriggio, - tale manifestazione, alle varie colonne delle truppe, che si succedevano con ritmo incalzante.
Sul cielo, non più minacciosi, volteggiavano a bassa quota alcuni aerei, salutati questa volta dai trevigiani, con lo sventolio di bianchi fazzoletti.
Con le truppe alleate si incrociavano per ricevere la stessa manifestazione di giubilo anche gli automezzi dei Gruppi dei Patrioti.
Alle 9, 30 dal balcone del Palazzo della Prefettura arringava i cittadini plaudenti l’avv. Costantini a nome del Comitato di Liberazione Nazionale.
Neppure l’inclemenza del tempo è valsa a far allontanare la folla, a diminuirne l’entusiasmo.
In tutti i volti si leggeva la soddisfazione di poter esprimere liberamente un sentimento represso per lunghi anni e coltivato nel cuore con l’assoluta certezza della rinascita della Patria.
Per lungo tempo la Piazza ha mantenuto l’aspetto animato delle grandi occasioni fin che la folla si è diradata con calma e disciplina.


* * *
Treviso, 30 aprile 1945 - Il ricevimento
delle autorità alleate in municipio.
(La Vita del Popolo, 30.4.1945, prima edizione)

(Resistenza - Partigiani - Liberazione di Treviso, 1945)

Trascrizione
(30 aprile 1945)
Il ricevimento alle Autorità Alleate ed i primi contatti con i Dirigenti locali

Alle ore 17 il Comitato di L. N. al completo si è portato in Municipio per il ricevimento delle alte Autorità militari alleate.
Nella sala del Consiglio con diversi ufficiali erano presenti il Brig. Gen. Hendricks, il Lt. Col. Wray, il Major Rust della Croce Rossa, il cap. Earl della Public Utilitus [sic], il cap. Edwards della Polizia e il Cap. Evans dei Partigiani, tutti della 5.a Armata americana.
A mezzo di interprete il Commissario della Provincia, quale Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale, ha porto il commosso saluto di Treviso alle gloriose forze alleate. Il Col. Wray ha risposto con brevi parole di compiacimento, ed ha voluto fossero presentati a lui e al Generale i componenti del Comitato ai quali hanno stretto con effusione la mano. Particolare elogio è stato dato alle forze del C. V. L. che hanno così validamente contribuito a spianare la via alle truppe alleate.
I Comandanti alleati hanno quindi preso subito contatto con i dirigenti la Provincia ed il Comune, interessandosi alla situazione della città e Provincia.

* * *


28 aprile 1945: tentativo di mediazione del vescovo di Treviso 
Antonio Mantiero fra tedeschi e CLN.
(La Vita del Popolo, 30.4.1945, prima edizione)

(Resistenza - Partigiani - Liberazione di Treviso, 1945)
Trascrizione
(28 aprile 1945)
Tentativo umanitario di Mons. Vescovo
per un pacifico abbandono della Città da parte delle truppe tedesche
Il fiero contegno del Comitato di Liberazione

Nella giornata di sabato 28 aprile, S. E. Mons. Vescovo - la cui opera evangelica di pacificazione e di giustizia con amore è stata da tutti indistintamente riconosciuta, approvata ed altamente elogiata, e sulla quale ritorneremo volentieri per dimostrare ancora una volta come la chiesa sia vera madre di tutti - animato da alto e nobilissimo spirito di umanità, allo scopo di evitare alla città ulteriori lutti e rovine, come aveva fatto  con il Comando della Brigata nera "Cavallin", iniziava trattative con il Comando Tedesco locale, perché le truppe avessero ad abbandonare pacificamente la città e la provincia.
Il Comando Tedesco però esigeva che l’abbandono della città avvenisse con l’intero equipaggiamento della truppa, armi comprese.
Riferito l’esito delle lunghe trattative da S. E. Mons. Vescovo al Comitato di Liberazione Nazionale, che sedeva in permanenza, questo dopo di aver espresso con nobili parole il ringraziamento a S. E. Mons. Vescovo pel suo interessamento e per la sua opera Pastorale, rifiutava recisamente la condizione posta ed avvertiva che la città sarebbe stata presa d’assalto e liberata con la forza.
Cosa che infatti si iniziava poco dopo e precisamente alle ore 20 di sabato sera [28 aprile 1945] da parte di formazioni di patrioti, le quali trovavano accanita resistenza. L’assalto decisivo veniva sferrato alle prime ore di domenica 29 Aprile e si concludeva con l’occupazione militare della città.
I punti di maggiore resistenza attorno alla città sono stati alla Fonderia di S. Maria del Rovere, alla Caserma De Dominicis ed alla Fiera.


Il proclama rivolto alle genti della Marca dal Comitato di Liberazione 

Popolo della Marca Trevigiana!
Dopo vent'anni di oppressione e venti mesi di sanguinosa dominazione nazi-fascista la libertà torna finalmente a risplendere in questa nostra gloriosa e martoriata Provincia come in tutta l’Italia.
In questo storico momento il nostro pensiero deve in primo luogo rivolgersi ai nostri eroici morti, che col sacrificio della loro vita hanno reso possibile questo giorno radioso e a tutti coloro che hanno combattuto e sofferto per la causa d’Italia.
Nel loro nome dobbiamo iniziare l’immane opera di ricostruzione che ridarà al popolo italiano che ha tanto sofferto, Libertà, Pace, Giustizia.
Il C. L. N. della provincia di Treviso nell'assumere le funzioni di Governo invita la popolazione alla massima osservanza delle disposizioni che verranno emanate. Il valoroso Corpo dei Volontari della Libertà ha incarico della tutela dell’ordine pubblico.
Viva l’Italia Libera!
Treviso, 29 Aprile 1945
Il Comitato di Lib. Naz


Il manifesto del Comune

Trevigiani,
Nell'assumere l’amministrazione del Comune di Treviso diamo il nostro saluto alla cittadinanza tutta, esultante per la liberazione.
Costituiti vostri amministratori dal C. N. L. in attesa della consultazione popolare, che dovrà essere finalmente la libera espressione della vostra volontà, noi ci dedicheremo a servire l’interesse della cosa pubblica con amore e dedizione.
Il compito che ci attende è veramente immane, perché i problemi che dovremo affrontare sono di una gravità eccezionale e di cui nessun’altra precedente amministrazione è stata investita nel passato.
La guerra ha lasciato, purtroppo, sulla nostra cara città dei segni che soltanto anni di indefesso lavoro potranno cancellare e di cui il fascismo è stata la causa.
Faremo tutto quanto è in noi possibile per ricondurre nella città la vita e il benessere.
A voi, cittadini, chiediamo comprensione, spirito di adattamento, disciplina, collaborazione.
Dateci tutto questo generosamente ed assieme opereremo per rinnovare la nostra Treviso.


L’Amministrazione Comunale
[29 aprile 1945]

* * *

Venticinque Aprile, Resistenza veneta, 1945
30 aprile 1945 - Bando del Comandante Militare partigiano della Piazza di Treviso,
capitano Ennio Caporizzi, "Per la tutela ed incolumità delle persone", 
pubblicato sulla Vita del Popolo del 30 aprile 1945.
Le parole sono chiare, la loro attuazione sarà molto più problematica.
(Resistenza - Partigiani - Liberazione di Treviso, Manifesto Ennio Caporizzi 30 aprile 1945)

Per la tutela ed incolumità delle persone
Un bando del Comando Militare della Piazza

Tutti coloro che useranno violenza contro qualsiasi persona saranno arrestati e giudicati.
È ferma intenzione di questo Comando di far rispettare il presente ordine con qualsiasi mezzo
Treviso, 30 Aprile 1945
Il Comandante della Piazza
Capitano Ennio Caporizzi *

* Nota Nei primi giorni della II guerra mondiale, durante le operazioni sul Fronte Occidentale (aggressione italiana alla Francia), Ennio Caporizzi - di Alfredo e fu Vignale Cesarina, da Terlizzi (Bari) - tenente VIII settore Guardia alla Frontiera, era stato decorato con croce di guerra per aver organizzato "con somma perizia ed intelligenza vari nuclei campali sulla cresta di confine per agevolare l'azione della colonna alpina destinata ad avanzare oltre il colle da lui occupato [...] In cinque giorni di azione era di alto esempio ai dipendenti per slancio, ardimento e sprezzo di pericolo". (Colle della Pelouse, 21-25 giugno 1940-XVIII) - Cfr. Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, del 3 febbraio 1942,  n. 27, parte 1., p. 452.

Il manifesto originale del Comando Militare partigiano della Piazza di Treviso
Il manifesto - di grande formato - fu pubblicato in 500 copie. La copia qui riprodotta (su concessione) è conservata dal CASREC (Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea) - Università degli studi di Padova - Ex busta 189 (II sezione) - Collocazione attuale: Fondo CLN Provinciale Treviso, busta 3, fasc. 13, sf. C.L.N. Ordini 30 aprile 1945.



* * *



Articolo d'apertura di entrambe le edizioni de La Vita del Popolo - Treviso 30 aprile 1945.
Dopo aver ringraziato nell'ordine gli Alleati, i partigiani "Volontari della libertà" 
e la loro espressione politica (CLN) e accennato a quello che definisce un
"tentativo insano" di divisione e lotta fra fratelli avvenuto negli ultimi 18 mesi,
viene auspicato che, come "nell'ora triste della schiavitù ci siamo amati" [sic] 
"anche domani, nei giorni festosi della libertà, continuiamo a volerci bene".
(Resistenza - Partigiani - Liberazione di Treviso, 1945)
Trascrizione


Libertà dono di Dio guarentigia di pace e prosperità


Il concerto delle campane della Cattedrale ha scosso fin nel profondo le fibre del cuore , gli occhi di tutto un popolo si sono inumiditi di pianto di gioia, e dalle labbra tremanti per un sussulto indescrivibile di tutto l’essere, una sola parola ha echeggiato, con la potenza di un mare in tempesta: liberazione, liberazione liberazione! 
Te Deum laudamus! Siano rese grazie all'Onnipotente Iddio dal quale solo dipende il trionfo delle volontà e degli sforzi degli uomini e dal quale ogni vero dono discende.
Infrante le catene di una situazione per molti aspetti dolorosa e tormentosa, di una schiavitù del pensiero e dell’azione, dell’asservimento della patria agli interessi di uno straniero e, - ciò che più ha macerato gli animi in questi ultimi diciotto mesi - cessato il tentativo insano di una divisione e lotta fra fratelli, eccoci in possesso delle libertà costituzionali, eccoci popolo libero e indipendente, sulla terra dei propri padri non più conculcata da padroni stranieri.
Il cielo ritorna tranquillo, sereno, luminoso; il fragor delle armi per noi è cessato: la vita ripiglia il suo ritmo di pace, di laboriosità, nel comune sforzo di ripresa per cancellare al più presto le ferite materiali e morali prodotte da questa guerra sanguinosa e devastatrice e dal lungo e oscuro periodo di dittatura di parte.
Per la conquista di questa libertà noi dobbiamo in questo momento, dopo Iddio, essere riconoscenti ai valorosi eserciti degli Alleati, - alle cui truppe oggi abbiamo, con impeto impulsivo del cuore, espresso il nostro benvenuto e dato il nostro saluto - e allo slancio unitario ed al coraggioso dei Gruppi di quel valoroso Corpo Nazionale «Volontari della libertà» il quale ha voluto, in nome del popolo, portare il contributo anche del proprio sangue e dei propri sforzi alla vittoria della libertà, onde esserne degni ed arbitri. 
Salutiamo quindi con grato animo le valorose truppe Anglo-Americane, ed i gruppi del Corpo Nazionali Volontari della libertà. E assieme diamo il nostro saluto ai membri del Comitato Nazionale di Liberazione e agli Amministratori da loro designati per reggere in nome e per volontà del popolo gli interessi della Provincia e della Città. 
Com'è bella questa concordia di spirito, questa unità di sforzi, da parte di tutte le correnti politiche, per un supremo ideale: il bene vero del popolo e della Patria che di tutti è madre, questa benedetta terra d’Italia, madre di santi e di eroi, maestra di saggezza al mondo.
Ecco il nostro augurio di cattolici in quest’ora di gioia: come nel periodo del dolore e nell’ora triste della schiavitù ci siamo amati, abbiamo vissuto uniti ed in silenzio e concordia abbiamo lavorato per l’avvento di questo giorno fatidico di libertà; anche domani, nei giorni festosi della libertà, continuiamo a volerci bene, a stimarci scambievolmente rimanendo sia pur nella lotta contenuta e civile dei diversi propri punti di vista, - segno questo di forte maturità politica - rispettosi tutti di quei sentimenti religiosi e morali che sono alla base della vita e della storia del popolo italiano.
Ed un altro augurio ancora.
Siamo degni di quest’ora fatidica di libertà, e non oscuriamo la luminosità di questo giorno con il rinnovare - sia pure sporadicamente e per un’ora sola - la notte oscura dell’odio, del personalismo e della vendetta.
I delitti devono ricevere la loro condanna dalla giustizia, ma non mai dalla iniziativa dei singoli o per impulsivo e passionale pronunciamento di massa, ma per le vie del diritto e dell’autorità, le sole che garantiscono  a tutti la libertà e la giustizia e rendono un popolo generoso, grande e prospero. 

* * *



30 aprile 1945 - La Vita del Popolo, seconda edizione.
A ribadire la sua figura super partes, Mantiero, rivolgendosi al clero e al popolo
si mantiene sul vago riguardo alle cause delle ostilità appena concluse limitandosi ad
accennare a una "Patria liberata". [Da cosa?]
Non manca il riferimento ai "turbamenti passionali" e agli "atti inconsulti",
segno che gli era giunta voce, come vedremo nel documento successivo, della "resa dei conti"
avvenuta nella notte fra il 29 e il 30 aprile presso il ponte S. Margherita dove -
nello stesso luogo in cui il 18 aprile erano stati uccisi i partigiani Angeloni, Camerin e Segato -
furono portati a morire "una dozzina" di fascisti prelevati dal carcere di Treviso.
Traspare infine la sua preoccupazione per un possibile futuro costruito su
"diversa base" [chiaro l'accenno alle forze laiche e socialcomuniste presenti nel CLN]
rispetto ai valori della "Fede ed ai principi sani e salutari dei Padri nostri."


Trascrizione

La parola del nostro Vescovo in quest’ora di letizia 
“Riprendere il cammino della millenaria e gloriosa tradizione per raggiungere
il posto di rispetto e di grandezza nella comunità dei popoli civili”



Al Venerando Clero e al diletto Popolo della Città e della Diocesi 

Mancheremmo al nostro dovere di Pastore e Padre se non ci avvicinassimo a Voi in questi giorni di comune letizia per l’avvenuta cessazione delle ostilità.
Siamo vissuti cuore a cuore per mesi e anni di tribolazioni molteplici e continue; abbiamo confuse in amorosa comprensione le nostre lagrime e i nostri lutti, è ben giusto che dividiamo la profonda soddisfazione per la riacquistata unità nella Patria liberata.
L’avvenimento tanto desiderato nel silenzio della lunga passione e nella intimità della preghiera, ha tale potente ripercussione da uscire dalla ristretta cerchia delle nostre famiglie e delle nostre parrocchie ed investire le sorti della stessa Patria nella sua esistenza e nel suo avvenire.
La nostra esultanza però, dilettissimi Figli, deve essere il riflesso luminoso del gran bene raggiunto, deve mantenersi aliena da turbamenti passionali e da atti inconsulti. Le eventuali responsabilità devono essere accertate e perseguite per le vie consuete della giustizia e della legalità.
La nostra Italia madre e Maestra di diritto, deve essere fedele alle sue nobili e gloriose tradizioni anche nelle aspre difficoltà delle contingenze attuali.
La voce e il sangue dei nostri morti indimenticabili e desideratissimi, domandano imperiosamente un’opera fattiva e concorde di ricostruzione che sia premio del loro sacrificio. Riattacchiamoci fortemente alla Fede ed ai principii sani e salutari dei Padri nostri e come Essi ritroveremo l’amore alla vita e lo slancio per la realizzazione dei supremi interessi del paese. Ci aiuteranno poi gli uomini; e soprattutto ci aiuterà la infinita bontà e potenza del Signore dalla quale scaturisce e si afferma la sapiente Provvidenza del mondo.
Ogni tentativo di verace costruzione su diversa base, potrà ottenere i successi apparenti ed effimeri di chi innalza sull'arena, perché, come insegna la storia, tali successi portano in sé stessi i germi della distruzione.
L’Italia non ha che da riprendere il cammino della sua millenaria e gloriosa tradizione per raggiungere con certezza il suo posto di rispetto e grandezza nella comunità dei popoli civili.
Affidiamo a voi, diletti Sacerdoti, il compito di diffondere e di confortare con la vostra opera apostolica questi nostri paterni ammonimenti, nella viva speranza che tutti i nostri Figli Vi seguiranno con il pensiero e con l’azione nella risoluzione dei gravi problemi spirituali e materiali dell’ora presente.
Con tale lieta fiducia paternamente Vi benediciamo.

Treviso, 30 Aprile 1945
S. Caterina da Siena, Patrona primaria d’Italia

ANTONIO Vescovo



                                                 




Sull'uccisione dei fascisti nella Riviera del Sile 
presso il ponte Santa Margherita 
notte fra il 29 e il 30 aprile 1945

Scambio di lettere fra il vescovo Mantiero e il prefetto Ramanzini


 30 aprile 1945. Il vescovo di Treviso Antonio Mantiero richiama l'attenzione del prefetto Ramanzini
sui ''fatti di sangue avvenuti nella passata notte'' presso il ponte Santa Margherita.
Su concessione del CASREC (
Centro di Ateneo per la storia
della Resistenza e dell’età contemporanea) - 

Università degli Studi di Padova - Collocazione: fondo CLN Provinciale Treviso; 
busta 3; fasc. 13; [ex b. 189, II sez.]; sf. C.L.N. Ordini 30 aprile 1945


1945.4.30. Copia della risposta del prefetto di Treviso Leopoldo Ramanzini
al vescovo Antonio Mantiero: ''già impartite disposizioni severissime''.

Su concessione del CASREC (Centro di Ateneo per la storia
della Resistenza e dell’età contemporanea) - 

Università degli Studi di Padova - Collocazione: fondo CLN Provinciale Treviso;
busta 3; fasc. 13; [ex b. 189, II sez.]; sf. C.L.N. Ordini 30 aprile 1945

Il ricordo del comandante della Brigata Treviso Aldo Tognana

L'esecuzione dei fascisti nella notte della liberazione sarà ricordata in questi termini, sessantadue anni più tardi, dal comandante partigiano DC Aldo Tognana in una sua testimonianza resa al Gazzettino. «Io ero uno dei tre del comando piazza. Quando sono scesi i partigiani dal Cansiglio e dalle montagne sono incominciate le retate. Una mattina passo il ponte di Santa Margherita e non c'era più neppure il parapetto sul Sile. Era tutto sporco di sangue, di notte avevano portato lì prigionieri fascisti e no e li avevano uccisi e gettati nel fiume» [1].


Testimonianza di Aldo Tognana, comandante della Brigata Treviso,
sui fascisti uccisi presso il ponte Santa Margherita sul Sile
(stesso luogo in cui dodici giorni prima era stati uccisi dalle BB.NN. tre partigiani).
Intervista di Edoardo Pittalis, Gazzettino 22 ottobre 2007

La testimonianza di Tognana - corretta nella sua affermazione più importante, l'uccisione dei fascisti - contiene due inesattezze. La prima : Tognana non faceva parte della triade al vertice del comando Piazza partigiano, che nei giorni dell'insurrezione era composta da Ennio Caporizzi (comunista), comandante; Umberto Romagnoli (democristiano), vicecomandante; Guido Tonello (azionista), capo di stato maggiore. La seconda : i "partigiani scesi dal Cansiglio", con questo episodio avvenuto nel capoluogo non c'entrano nulla.
Largo spazio a questa esecuzione, ovviamente, in Antonio Serena, I giorni di Caino, 1, pp. 351-356. Serena precisa che i fascisti - di cui riporta i nomi - erano dodici, fra cui due donne e sei militi della X Mas. Uno di loro, Oscar Casadoro classe 1929, riuscì a salvarsi e, in una lettera del 1991, afferma di essere stato portato assieme a un camerata al Ponte della Gobba dove «ci spintonarono su per la scarpata fino ad arrivare alla massicciata della ferrovia [... e poi …] ci fecero proseguire fino al centro del ponte»[2]. Il commilitone fu colpito a morte ma Casadoro, essendo soltanto rimasto ferito, riuscì ad allontanarsi lasciandosi trasportare dall'acqua del sottostante fiume Sile.  
Nella notte della vendetta fra il 29 e il 30 aprile furono fucilati complessivamente, in seguito a giudizio sommario di guerra, una cinquantina fra appartenenti alle brigate nere e alla X Mas.
La cifra dei fascisti uccisi è riportata da Marco Borghi, che cita una relazione del prefetto Leopoldo Ramanzini. Il luogo di queste esecuzioni non è indicato[3].

«Cominciavano a sanguinare le profonde ferite che la guerra civile aveva aperto nel tessuto sociale italiano. Sarà una violenza spesso cieca quella che serpeggerà nei giorni insurrezionali e postinsurrezionali che risveglierà odi antichi e scatenerà nuovi rancori. C'è, inevitabilmente, la volontà di una giustizia rapida, irrazionale, una "resa dei conti" che compensi senza nessuna mediazione le sofferenze patite»[4].

Note

[1] Edoardo Pittalis: Aldo Tognana ''Ho lasciato l'azienda, ho trovato l'uomo'' - Gazzettino, 22 ottobre 2007, rubrica ''Le radici del Nordest'', richiamo in prima pagina, articolo a p. 9. (Ringrazio Sonia Dal Bo - segret. direz. giornalistica del Gazzettino - che mi ha inviato la copia originale dell'articolo, permettendone una corretta citazione).
[2] Conoscendo i luoghi, con il Sile che vi scorre pressoché a livello della strada, verrebbe cinicamente da obiettare che i partigiani scelsero il modo più faticoso per ammazzare i loro nemici. Ma se il racconto è accreditato da Serena

[3] Borghi, Dopo la guerra ... verbali del CLN... , p. 30.
[4] Ibidem .

                                                 




Oltre alla Vita del Popolo (presente nella biblioteca comunale) è disponibile nell'archivio dell'Istresco anche il numero unico TREVISO LIBERATA stampato per l'occasione dal Comitato di Liberazione Nazionale. La data è del 30 aprile, ma la sua uscita effettiva è di qualche giorno posteriore - o forse è il foglio presente in archivio (due sole facciate, fronte e retro) ad essere stato ribattuto qualche giorno più tardi - perché vi è riportata la notizia dei funerali, celebrati mercoledì 2 maggio 1945 nel tempio di San Francesco, di sette dei numerosi partigiani caduti nei giorni dell'insurrezione.

C.L.N. Veneto - Liberazione Veneto, Comitato Liberazione Nazionale Treviso 29 aprile 1945 - 
TREVISO LIBERATA, Numero Unico del Comitato di Liberazione Nazionale,
recante la data 30 aprile 1945, il giorno dell'arrivo delle truppe alleate nella
città già liberata il giorno precedente 29 aprile 1945 dalle formazioni partigiane
del Corpo Volontari della Libertà.

CLN VENETO _Liberazione di Treviso 1945 - 
"Treviso Liberata" (numero unico datato 30 aprile 1945). Articolo con la ricostruzione
delle fasi salienti della LIBERAZIONE DI TREVISO avvenuta il giorno precedente, 29 aprile 1945.

Trascrizione
La liberazione di Treviso
da parte delle formazioni
dei “Volontari della Libertà”

Fin dai primi giorni della settimana precedente a quella dell’occupazione di Treviso da parte delle decise ed armate formazioni di Volontari della Libertà, si sentiva nell'aria il maturarsi di eventi gravi, ma che si intuiva sarebbero stati favorevoli , a quella che era la situazione nostra locale.
C’erano ancora tedeschi e fascisti in armi, è vero, e come tutto sembrava far credere, decisi a resistere fino all'ultimo uomo, specie in città, trasformata in una autentica piazzaforte: ma si sapeva esistere in provincia un movimento partigiano non indifferente, così, che pur nel timore tremendo di un passaggio del ciclone infuocato della guerra, ancora si sperava!
Il mercoledì infatti 25 aprile, incominciò a circolare insistente la voce di un assalto alla città da parte di formazioni partigiane, tanto che i negozi si chiusero per tempo e i tedeschi e fascisti si disposero a presidiare in armi le fortificazioni sulle Mura. Ma il mercoledì passò relativamente tranquillo. Il giovedì e venerdì, trascorsero pure fra voci discordi di assalti e di difesa, tanto che i cittadini non si facevano più vedere per le strade [1].
Intanto il Comitato di Liberazione Nazionale, i cui componenti sempre ricercati erano ritornati, si riuniva a Ponzano Veneto in seduta permanente, tenendosi in continuo contatto col Comando  Militare dei Volontari della Libertà, che si trovava fra S. Bona e Castagnole.
Nel pomeriggio del sabato [28 aprile 1945], venivano iniziate da parte di S. E. Mons. Vescovo, trattative di resa del nemico, trattative che venivano però recisamente respinte dal Comitato, inquantoché era fermo e deciso nell'ottenere la resa senza condizioni: cosa che  il Comando tedesco, rifiutava. Nel pomeriggio stesso quindi, veniva deciso, d’accordo col Comando Partigiano, l’assalto alla città per il tramonto.
Verso le 20[ di sabato 28 aprile 1945], come da accordi precedentemente presi, il Comitato di Liberazione Nazionale, scortato da elementi armati, si dirigeva verso Treviso per prendere possesso degli uffici governativi, nulla sapendo della forte resistenza opposta dal nemico. Giunti nei pressi di Santa Bona Nuova, i membri del Comitato venivano fatti segno a nutrito fuoco di mitraglia, tanto che dovevano ripiegare, difesi dalla scorta, e trovare rifugio nelle case vicine [2].
Per un vero miracolo non si ebbero né morti, né feriti!
Riorganizzatosi, il Comitato riprendeva contatto col Comando Partigiano e si decideva un nuovo assalto alla città per le prime ore della seguente domenica 29 aprile. Intanto i combattimenti proseguivano in diverse località.
Specialmente duri furono i combattimenti alla Fonderia, alla Fiera, a S. Bona e alla Caserma De Dominicis. La notte fra il sabato e la domenica, trascorse fra un ininterrotto fuoco di fucileria e di mitraglia, ma il nemico approfittando delle tenebre, ritirava dalla città, il grosso delle truppe[3]. Poche forze erano rimaste in città, e queste, al mattino per tempo, venivano sopraffatte dai Partigiani che prendevano possesso di Treviso alle ore otto [di domenica 29 aprile 1945], ventiquattro ore prima dell’entrata dei carri armati americani. Subito dopo entrava in città il Comitato di Liberazione Nazionale che, preso possesso ufficiale degli uffici governativi e municipali, iniziava l’imponente lavoro che lo attendeva dando per prima cosa agli Alleati avanzanti, a mezzo radio, notizia della liberazione della città. E la domenica passò tra questa atmosfera vibrante di santa passione patriottica, fra le esultanti notizie dei vittoriosi combattimenti, e quelle dolorose dei Caduti morti in combattimento, o trucidati barbaramente dal nemico.
Sono nomi noti ed ignoti, tutti di giovani, che con generosità ed entusiasmo hanno dato la loro vita per la Libertà e per la Patria, proprio allorquando e Libertà e Patria, sfolgoravano nel sole e nei cuori.
Onore ad Essi, Martiri purissimi della nuova Italia, mònito ed esempio luminoso ai vivi perché sappiano che per la Libertà e per la Patria, è bello ed è santo anche morire!
Superiori ad ogni elogio, sono anche le formazioni dei Volontari della Libertà e loro Comandi, affidati a valorosi  provati uomini, che nell’organizzazione prima delle “Bande” e in quella poi dell’ultima battaglia, hanno dato chiara prova della loro preparazione e capacità.
Vorremmo dire che gli avvenimenti degli ultimi giorni - ed è verità sacrosanta - hanno redento tutti gli italiani da quella che fu l’orribile macchia di più che vent’anni di schiavitù fascista e tedesca. L’immacolato tricolore del Risorgimento, può rivedere, finalmente placato, il nuovo fulgido sole d’Italia, faro e guida nell’avvenire, come nel passato, a tutti i popoli del mondo che hanno sempre guardato all’Italia come al segnacolo vivo di ogni libertà e di ogni diritto!

Note

[1] In realtà in quei giorni - con i pochi fascisti e tedeschi rinchiusi nelle loro sedi e dal 27 rapidamente allontanatisi (per prime le brigate nere) - i cittadini di Treviso si davano al saccheggio di quanto lasciato privo di vigilanza, come ci informa un articolo di Silvio Zorzi pubblicato il 2 giugno 1945 su Rinascita, organo del CLN di Treviso. Mentre il 29 aprile (giorno in cui in città si insediava la nuova amministrazione democratica, e nei dintorni cadevano per mano tedesca gli ultimi partigiani - in scontri aperti come a Quinto o fucilati a freddo come a Villorba), nei pressi della Fonderia di Santa Maria del Rovere la popolazione del luogo aspettava con impazienza che le sparatorie cessassero per dar l’assalto al fornitissimo deposito di ogni ben di Dio che era stipato nella Fonderia, come ci ricorda il testimone Roberto Secoli (e come è prassi comune di tutte le guerre nei giorni di assenza e cambio del potere).
[2] Così ricorda l’episodio don Bruno Franceschini, parroco di Santa Bona: «Il famoso sabato 29 [recte 28] aprile verso sera si erano dato convegno, pure nei pressi della Canonica, i membri del Comitato per poi, accompagnati e difesi dai partigiani, procedere alla occupazione della città di Treviso e all'insediamento delle nuove autorità. Avvenne davanti alla Canonica una fitta sparatoria provocata da elementi fascisti che si erano accorti di tali movimenti». Cronistorie … , p. 1168.
[3] Scrive il partigiano Romi nei suoi ricordi: «Nelle prime ore del 29 Aprile un’autocarro carico di volontari del gruppo di Fiera della Brigata “Bottacin” i quali non attesero ordini, […] entrarono per primi nella città semideserta». (Luigi Pagotto “Romi”. I miei ricordi, La Brigata “Ugo Bottacin” e la “Terza Zona”, 1998, p. 137).


C.L.N. Veneto - Liberazione Veneto, Comitato Liberazione Nazionale Treviso
29 aprile 1945 -
 
Omaggio del comune di Treviso ai partigiani
"questi umili e grandi eroi"  - Manifesto riprodotto in
Treviso Liberata, numero unico del C.L.N. (30 aprile 1945)

29 aprile 1945 - Il manifesto del Comune di Treviso in onore dei partigiani 

Trascrizione
Comune di Treviso


TREVIGIANI.

Questa mattina i Patrioti sono entrati in Treviso ed hanno issato nelle nostre piazze la bandiera della libertà, quella libertà che il giogo fascista ci aveva lungamente compressa e negata.

Trevigiani!

I Patrioti, questi umili e grandi Eroi, che anche nelle ore più dolorose per la Patria nostra mai hanno dubitato, hanno vinto più con la forza della loro indomita fede, che con la forza delle armi.
Tributiamo a Loro, in questo giorno radioso per Treviso, riconoscenza ed ammirazione. Inchiniamo con grande amore la nostra bandiera ai Loro eroici Caduti e dai nostri petti erompa l’esultante grido di gioia:


Viva l’Italia libera! - Viva i Patrioti!


Dal Palazzo Comunale, 29 Aprile 1945

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE



L'annuncio dei funerali a San Francesco dei partigiani [caduti a Quinto]

Tempio di San Francesco, Treviso: mercoledì 2 maggio 1945.
Funerali per alcuni dei partigiani morti a Quinto.
(Treviso Liberata, numero unico del CLN di TV, datato 30.4.1945 -
Archivio Istresco, ID 377, n. inv. 026 )

Trascrizione

I funerali dei Caduti

Mercoledì mattina nell'austero tempio di S. Francesco, parato a lutto, alla presenza dei familiari, del Comitato di Liberazione Nazionale con a capo il Commissario della Provincia [Leopoldo Ramanzini], hanno avuto luogo i solenni funerali di sette, dei sedici gloriosi Caduti negli ultimi combattimenti. 
Formazioni armate di Volontari della Libertà rendevano gli onori militari: vi assisteva pure gran folla di cittadini, amici e conoscenti delle vittime.
Dopo la celebrazione della Messa e il canto delle esequie, le sette Salme, recate a spalla da commilitoni, hanno sfilato per le vie del centro, dirette al Cimiero Comunale Maggiore, fra la commossa reverenza dei cittadini. Grandi corone del Comitato di Liberazione Nazionale , precedevano i feretri, seguiti dai parenti.

IL CLN provvede all'acquisto delle casse per le salme dei partigiani 

Disposizioni del CLN di Treviso per onoranze funebri dei partigiani caduti a Quinto + De Zuliani
(CASREC Padova; f. CLN Provinciale Treviso; b. 3; fasc. 13; ex b. 189 (II sez.);
sf. C.L.N. Ordini 2 maggio 1945)
Trascrizione

Onoranze funebri ai Volontari della Libertà caduti a Quinto di Treviso nel pomeriggio del 29 Aprile 1945:
1) Bortolato Carlo = Cassa zinco e larice.
2) Rapisardi Vito = Cassa    "            "
3) Schreiber Emilio =  "       "            "
4) Chiarello Bruno =   "       "            "
5) De Vecchi Rino = Cassa abete    (da trasportare poi a Canizzano)

tutti nella Cella Mortuaria del Cimitero Comunale di Treviso

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6) Colamarino Francesco = Cassa abete = (Trasportato a Badoere [Levada di Piombino Dese] a cura della famiglia)
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7) Alessandrini Ottorino = Cassa abete = (Trasportato a S. Alberto il 1/5/45 a cura degli amici)
8) Guolo Bruno = Cassa abete =  idem
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9) De Zuliani Giulio = Cassa abete = in cella mortuaria del C.C. [cimitero comunale] di Treviso                                                e sepolto nel Rep/ Campo Militare
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I funerali per le salme N° 1 = 2 = 3 = 4 = 9 , avranno luogo domani alle ore 10 partendo dal Tempio di S. Francesco e seguendo l'itinerario P.za S. Francesco = Via Campana = Via Municipio = Via Calmaggiore = Staz. Ferroviaria = Cavalcavia = Cimitero Comunale. 



                                                 


L'Unità, 1 maggio 1945

Anche sul giornale del Partito Comunista Italiano, edizione nazionale,
in un articolo datato 30 aprile "dal fronte italiano"
è riportata la notizia della liberazione di Treviso (assieme a quella di Torino).
Non viene però riferito che anche a Treviso, come a Torino,
gli alleati sono entrati in una città "già liberata dai patrioti".



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