domenica 25 settembre 2016

NOTE - "Contraerea Sant'Angelo"

[1] Dopo lo spostamento della batteria da Canizzano, tutte le tre successive postazioni della contraerea tedesca, chiamata quasi sempre anche in fonti coeve “di Sant’Angelo”, si trovavano ad est di via Capitello (ora via Priamo Tron), e quindi in realtà su terreni di pertinenza della parrocchia di San Lazzaro. All'epoca il confine fra Sant’Angelo e San Lazzaro era infatti rappresentato, iniziando da nord-est:
- dal fossato che, partendo da via S. Angelo all'altezza dell'attuale sottopasso ferroviario, costeggiava la carrareccia che si immetteva in via Capitello. (Il fosso è ora intubato e scorre a nord e parallelo a via L. B. Alberti).
- dall’asse mediano di via Capitello e di via Moncini.
[2] C. Pavan, A difesa dell’aeroporto di Canizzano, pp. 13-15. Testimonianza di Guido Marini, Canizzano (via Spigariola) 1934, registrata il 29 febbraio 2008, cassetta 2008.01b, 05:45
[3] Ballista, Ali sulla Marca, p. 79. In particolare si trattava della 4a Batteria del 311° gruppo Flak,
che nel corso del bombardamento del 7 aprile 1944 «reagì vigorosamente inquadrando le formazioni con i suoi potenti cannoni da 88 mm; il reparto tutto composto da avieri di leva lecchesi e comaschi, dichiarò l’abbattimento di due bombardieri pesanti. Dai rapporti post -missione dei comandi alleati risulta che una Fortezza Volante effettuò un atterraggio di fortuna presso Chioggia, mentre altre 80 rientrarono alle basi della Puglia danneggiate in qualche misura dalla contraerea definita “da moderata ad intensa”».
[4] Cronistorie di guerra, p. 1197.
[5] Cronistorie…, p 1187. I due ragazzini di Paese non furono gli unici morti causati, in modo diretto o indiretto, da proiettili di contraerea. Scrive nella sua “Agenda 1945” mons. Cesare Girotto, segretario del vescovo Mantiero: «11 gennaio 1944 - Oggi durante un’incursione nel Veneto è partito dalla Contraerea del Priula un proiettile il quale anziché esplodere in aria, cadde in Viale C. Battisti [Treviso] e scoppiando colpì un giovane, Conte Pietro, di Monastier, il quale in quel momento passava in bicicletta. Venne colpito gravemente e dopo pochi istanti spirò all’ospedale». Cronistorie,… p. 91.
[6] A difesa dell’aeroporto…, pp. 15-16.
[7] Cronistorie…, p. 1187.
[8] Idem, p. 1197.
[9] Antonio Pedroni, 3° RMV, Treviso 1987-2012, 25 anni di storia, Villorba (TV), EdizioniAnordest, 2012, p. 170. Il titolo del libro, focalizzato sul 25° anniversario del Terzo Reparto Manutenzione Veicoli, non rende giustizia del reale contenuto della ponderosa opera di Pedroni che in 269 pagine di grande formato ricostruisce nel dettaglio la storia dell’aeroporto militare e civile di Treviso con l’aiuto, oltre che della scarna letteratura in materia (di fatto il solo - e importante - volume di Francesco Ballista, che per primo con Ali sulla Marca del 2001 aveva ricostruito la storia dell’aeroporto trevigiano)  anche di numerosi documenti d’archivio e di quasi 600 fotografie.
[10] Nell’opuscoletto A difesa dell’aeroporto di Trevisobasato su due testimonianze orali di miei familiari avevo genericamente parlato di “leggenda dell’aeroporto” riferendomi alle voci di un presunto infiltrato (“manutengolo”, come era chiamato in famiglia) che avrebbe preservato l’aeroporto di Treviso - a differenza della vicina città - da bombardamenti e distruzioni; contestando tale convinzione. Non avevo ancora letto il volume di Pedroni e nemmeno mi ero mai interessato all’attività partigiana locale.
Proprio fra le carte dell’Istresco (Aistresco, b. 47, domande iscrizioni all’ANPI) si trovano espliciti accenni, fin dall’ottobre 1943, non all’opera di una singola persona, ma alle azioni di sabotaggio dell’aeroporto da parte dei partigiani di Sant’Angelo “Basso” e San Lazzaro appartenenti al battaglione garibaldino comandato da Alessandro Golfetto, il btg. “Mirando”. Lo stesso battaglione che il 29 aprile 1945 occuperà l’aeroporto, consegnandolo intatto agli alleati.
D’altra parte gli alleati avevano sì interesse a tenere sotto controllo i movimenti dello scalo trevigiano, ma non certo a rendere inutilizzabile una base che un domani sarebbe potuta diventare - come divenne - preziosa anche per i loro  arerei.
[11] Pedroni, p. 170. Ballista, p. 83, precisa che l’inizio allarme fu alle 9,25, l’inizio dell’azione alle 9,40 e la fine dell’allarme alle 11,45. Gli apparecchi incendiati (oltre al CantZ 1007), furono uno Ju 52, uno Ju 88 e un Do 217.
[12] A difesa dell’aeroporto…, p. 13. Testimonianza Guido Marini, cassetta 2008.01b, 09:25 - 11:35. [NdA - Le cassette sono ora tutte digitalizzate in formato Mp3. Il minutaggio ovviamente è lo stesso].
[13] La casa del testimone si trovava in linea d’aria a meno di 1000 metri dall’aeroporto.
[14] Testimonianza di Francesco Reato (S. Angelo di Treviso, 16. 2. 1933) registrata il 12 settembre 2016, file 16091201, 29:16 - 32:04.
[15] A difesa dell’aeroporto…, p. 15; Ballista pp. 78-79; Pedroni, p. 170.
[16] A difesa dell’aeroporto, p. 15. Testimonianza di G. Marini, cassetta 2008.01b, 05:10 - 05:50
[17] La penna del parroco, solido conservatore, non ha dubbi su come definire la contraerea: i serventi saranno anche avieri dell’aeronautica repubblicana italiana, ma la contraerea è “tedesca”.
[18] Cronistorie…, p. 1197.
[19] Casa Zanatta (Boffo): vi abitava il partigiano del btg. “Mirando” Ferruccio Zanatta, un agente di PS in servizio a Venezia che così descrive, fra le altre cose, la sua attività cospirativa nella domanda d’iscrizione all’Anpi (Aistresco b. 47): «Al Caos Militare Italiano [8 settembre 1943] trovandomi in servizio presso l’Ufficio P.S. di Mestre, mi rammucchiai un quantitativo di munizioni e diverse pistole automatiche, asportandole a recapito (S. Lazzaro Frescada Treviso) nascondendole nella propria abitazione. Contemporaneamente quando assegnato nei servizi d’ordine stabilimenti Marghera, [durante] bombardamenti alleati, istigavo patrioti aiutando sabotare in pieno, rimanenti petroli, benzine, e qualsiasi altro mezzo atto alla macchina bellica Tedesca.
Giugno 1944 - Disertai definitivamente dal corpo di P.S. con diserzione qualificata, asportandomi armi e munizioni di mia dotazione, entrando immediatamente a far parte nelle formazioni S.A.P. del Battaglione Treviso, sabotando l’invasore con ogni mezzo, in linee telefoniche, stradali, e ferroviarie. […]
Settembre 1944 - Fabbricazione stampa clandestina per il Comitato di L.N. Treviso e tutta Provincia stampando circa mezzo quintale di stampa o manifestini alla settimana, con un ciclostile […]».
Zanatta cita a testimoni del suo curriculum, fra gli altri, il comandante del btg. “Mirando” Alessandro Golfetto, all'epoca operaio delle officine OMT di Ronfini (poi ferroviere), militante comunista, che nell'aprile del 1983 in una delle mie prime interviste - purtroppo non registrata, ma di cui conservo gli appunti - conferma che da Ferruccio Boffo si stampava l’Unità con il ciclostile.
[20] Sette aprile 1944. Venerdì Santo: passione di Cristo e di Treviso,  post del 10 aprile 2014 di critronk (Cristina Tronchin) sul blog “unmondointorno”. (Ultima visita 27 settembre 2016).
[21] Testimonianza di Francesco Franceschini registrata il 25 aprile 2015, file 15042501, inizio e 02:50. Francesco Franceschini è nato nel 1934 in via Capitello a S. Angelo nella casa segnata in mappa come "Casa Tesser".
[22] Cronistorie... , p. 1198
[23] Carmela Pavan, Sant'Angelo di Treviso (via Capitello) 1937. Registrazioni del 29 febbraio e 14 aprile 2008, cassetta 2008.01a, passim.
Questo brano è stato edito nel 2008 in A difesa dell’aeroporto… , pp. 23-27, dove scrissi erroneamente che la contraerea rimase “a casa nostra” fino alla resa del 29 aprile 1945.
[24] Un campo trevigiano tradizionale ha una superficie di 5204 m2, disposta a rettangolo (di norma m 100 x 50 ca.). Tuttavia nell'accezione comune s’intendono 5000 m2. Ovvero: due campi = un ettaro.
[25] Mia sorella ha anticipato di un anno l’arrivo dei tedeschi. Evidentemente l’assoluta eccezionalità dell’avvenimento, ha trasformato un lasso di tempo relativamente breve (circa due mesi) in un periodo dalla durata indefinita.
[26] Cronistorie… , p. 1198. Sulle fortificazioni attorno e nelle mura di Treviso - già a partire dall'inverno 1943-44 - si veda Silvio Fiabon [1931-2021], Storie d'eroi semplici [Teresa Menghi], pp. 57-59: «Nell 'inverno fra il 1943 ed il 1944 il comando tedesco di Treviso richiedeva manodopera per la costruzione di trincee e bunker lungo le mura della città, a partire dal Varco Manzoni per finire a Porta Santi Quaranta [...]. Volli andare a vedere le trincee in fase di realizzazione: erano fossati profondi un metro e mezzo o poco più, ricchi di curve e con pareti rafforzate con terra e legni conficcati nel terreno e ben legati fra loro, perché non cedessero. C'erano anche dei bunker, ossia delle gallerie - spezzate da piccole stanzette scavate lungo il muro di cinta cittadino».
[27] Testimonianza di Francesco Reato registrata il 12 settembre 2016, file 16091201, 03:40
[28] Idem, 34:45-37:15.
[29] Testimonianza di Francesco Franceschini registrata il 23 settembre 2016, file 16092301, inizio.
[30] Guido Marini, intervista originale 2 maggio 2011, file 11050203, 02:38
[31] Testimonianza di Francesco Reato registrata il 12 settembre 2016, file 16091201, 01:16.
[32] Cescato Aldo, di Antonio e di Bertoncello Anastasia, nato il 22.8.1926, apprendista muratore, nome di battaglia “Stalin”. Nel questionario, alla domanda sul suo “stato di famiglia”, Cescato risponde in prima battuta con “povero”, corretto poi con “celibe”. A comandare l’azione di Sant'Angelo era Remo Pianon “su ordine del Comandante Golfetto Alessandro”. (Aistresco b. 47, Domande iscrizione all’Anpi).
[33] Aistresco, b 7, fondo Caporizzi, fasc. Divisione Sabatucci, sf. Brigata Negrin.

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