La brigata Mameli, quella dei nove partigiani uccisi al Gambero, apparteneva al Gruppo Brigate di Giustizia e Libertà (1), a direzione azionista ma agiva all'interno di un’area controllata dalla brigata Negrin a direzione comunista. Malgrado la diversa matrice ideologica dei comandi, non ci furono tuttavia - almeno in quest’area - particolari contrasti fra le due componenti della resistenza trevigiana.
Oltre
ai partigiani della brigata Mameli, sulla direttrice della
Noalese in provincia di Treviso, operavano due battaglioni garibaldini
della brigata Negrin, dalla forza di 180 uomini a Zero Branco e di ben
280 a Quinto.
È chiaro che questi
numeri si riferiscono al complesso di partigiani e di “patrioti”, cioè di quei
volontari che si unirono ai partigiani negli ultimi giorni e che generalmente erano
privi di armi.
Un
elenco che meglio rappresenta
l’effettiva forza degli elementi inquadrati nelle file partigiane
durante il
periodo pre-insurrezionale c’informa che in realtà il battaglione di
Quinto era composto di 45 uomini. Significativo che fra di essi ci fosse
anche Agostino Dal
Bianco, della solida famiglia contadina dei Marangon, il
quale nei primi anni '50 farà parte - come assessore democristiano - della seconda
giunta eletta del comune di Quinto, mentre era assente nell'amministrazione del
CLN che resse il comune subito dopo la liberazione (2). Segno che il termine di “comunisti” attribuito
agli aderenti ai battaglioni garibaldini va usato, almeno nella pianura
trevigiana, con tutte le riserve del caso. Come pure è significativo che il
battaglione “comunista” dei partigiani di Zero Branco prenda il nome del paesano
Luigi Mazzucco che combatteva con Giustizia e Libertà. A dimostrazione anche in
questo caso che la realtà dei paesi era molto più fluida di quanto le carte
ufficiali lascino trasparire.
Quali furono le
principali azioni e il comportamento dei tre gruppi?
Gruppo di Zero (Battaglione
Mazzucco) - Oltremodo
prudente la sua attività, forse perché provato il 25 aprile da un combattimento
di due ore sostenuto con “cattivo armamento” e “scarsezza di munizioni” contro 150
SS provviste di due autoblindo che li aveva accerchiati in Villa
Rigamonti e in seguito al quale il gruppo di partigiani si era
“prontamente ritirato” nella zona fra Zero Branco a Quinto. Il 28 aprile il
comandante del Mazzucco ricevette l’ordine dal comando di brigata di non
attaccare i tedeschi, essendoci ancora in transito forti gruppi di SS. Diligentemente
il comandante riporta: “mi sono attenuto a tale ordine assalendo piccoli gruppi
isolati soprattutto per cattura armi e materiale”.
Consuntivo: sequestro di 20
cavalli con relativo carreggio, un autocarro, una motocicletta, diverse armi e
buon munizionamento. Nessun prigioniero.
Questo l’organigramma
ufficiale del battaglione:
- comandante Cesare
Mastroiorio
- vicecomandante Secondo
Rubinato
- commissario di guerra Romeo
Pesce
- vice commissario di
guerra Giovanni Baldovin
- capo di stato maggiore
Ottorino Tosatto (3).
Non si trova invece il
nome di Domenico [Italo] Gardin (nome di battaglia Riccardo, presente al cruento attacco partigiano alla caserma del 29° Deposito Misto Provinciale d'Istrana il 12 aprile 1945), che pure - sia dalle testimonianze orali (4) sia
dalle carte d'archivio consultate da Gianpier Nicoletti (5) - risultava essere al vertice dei partigiani di
Zero. Probabilmente l’assenza è dovuta al fatto che Gardin ricopriva anche un
più importante incarico in seno alla brigata: dal 1 settembre 1944 alla fine
della guerra risulta infatti capo di stato maggiore della Negrin, e come tale
viene ricordato nei documenti conservati all'Istresco (6).
Relazione dell'attività dei partigiani del battaglione Mazzucco (brigata Negrin) dal 24 al 30 aprile 1945. (Aistresco, b 7, fasc Divisione Sabatucci, sf Brigata Negrin) Resistenza a Zero Branco |
Battaglione di
Quinto - La sua attività, almeno nella relazione (priva di
data) del locale CLN, appare piuttosto vivace.
Anzitutto provvide a
sorvegliare la posa di mine, da parte dei tedeschi, ai due ponti sul Sile della
Noalese e nel campo d’aviazione.
28 aprile. Al mattino: posto di blocco sulla statale con sequestro di
un veicolo trasporto truppe blindato 665 Fiat appartenente a soldati dell’ormai
disciolto “Esercito cosidetto Repubblicano”, che si costituirono al CLN.
Al pomeriggio: scontro
davanti a Villa Giordani con una colonna autotrasportata tedesca; nell'azione fu
ferito Giovanni Battista Francescato. Nel frattempo un altro gruppo
rimuoveva e portava in luogo sicuro le 14 mine poste dai tedeschi ai due ponti sul
Sile.
Proseguiva anche la
sorveglianza dell’aeroporto di Canizzano dove - in collegamento con “cellule di
Patriotti” al suo interno e “nonostante ripetuti attacchi” - si riuscì a “far trovare
agli ALLEATI il Campo quasi intatto”.
Notte fra il 29 e il 30 aprile:
disarmo e cattura di un consistente gruppo di tedeschi nella strada fra Santa
Cristina e Morgano (131 uomini, altrettanti cavalli, venti carri, 4 auto, un
cannoncino, ecc.).
Autoblindo catturata ai tedeschi ferma nel centro di Quinto di Treviso. Il ragazzo sulla torretta è Antonio Righetto. (Da Giuseppe Iovino, Le nostre radici - g.c.) |
A questo punto - con un
precoce oblio che sembra quasi voler anticipare il fenomeno di rimozione e
negazione della Resistenza, cui spesso si assisterà negli anni successivi - la
relazione del CLN di Quinto sbaglia le date di eventi che non potevano certo
essere passati inosservati e che erano avvenuti solo poco tempo prima.
Viene infatti riportata
la data del 30 aprile - giorno in cui erano ormai gli alleati a transitare per
la strada maestra e per il centro del paese (7) - come quella in cui si accantonarono a Quinto
forti reparti di tedeschi “rendendo l’opera dei patriotti più difficile anche
per il pericolo di feroci rappresaglie.”
Alla stessa data sono inoltre riferiti
gli scontri a fuoco avvenuti dapprima davanti a villa
Giordani (con il ferimento di Luigi Pancaldi, partigiano con
funzioni di collegamento) e poi al Gambero. In
quest’ultima azione si ricorda come sia stato ferito Vittorio Scattolin e sia
stato ucciso Emilio Schreiber, del quale si rivendica l’appartenenza al
battaglione di Quinto, in contrasto con quanto riferito da altra fonte (8).
Brigata Mameli - La relazione del comandante Raffaello Rapisardi descrive in un crescendo drammatico la fatale azione dei suoi uomini, domenica 29 aprile al Gambero.
Leggi la relazione Rapisardi
oppure vai al
Fatto d'arme di Quinto
oppure vai al
Fatto d'arme di Quinto
NOTE
(1) Oltre alla Brigata Mameli poi Bortolato, le altre formazioni che componevano il Gruppo Brigate Giustizia e Libertà di Treviso erano: Brigata Pietro Gobbato (alta pianura trevigiana fra Ponzano e il Montello), Battaglione Bruno Chiarello (area ovest Feltrina, alta pianura trevigiana, da non confondere con il btg. autonomo garibaldino Rino e Bruno Chiarello), Brigata Fratelli d’Italia, Brigata Luciano Rigo (zona Maserada - Spresiano), Battaglione Rapisardi (zona Roncade - San Michele del Quarto). (Aistresco, fondo Caporizzi, b 8 - vari sottofascicoli in fasc. Gruppo Brigate Giustizia e Libertà).
(2) Archivio Storico Comune di Quinto, Registro delle deliberazioni originali del Podestà dal 13 febbraio 1943/XXI - (Dal 7 giugno 1945 contiene le Deliberazioni della Giunta Municipale fino a tutto il 1954).
(3) Aistresco, fondo Caporizzi, b 7, fasc. Divisione Sabatucci, sf. Brigata Negrin.
Da notare come Ottorino Tosatto, di Eugenio, nato a S. Alberto il 12 agosto 1921, fosse stato un fedelissimo di Vladimiro Paoli, presente con il diciottenne partigiano comunista nella sfortuna azione sul ponte dell'Ostiglia sulla "Valsugana" il 9 settembre 1944, nella quale Paoli rimase sul terreno per "fuoco amico".
Da notare come Ottorino Tosatto, di Eugenio, nato a S. Alberto il 12 agosto 1921, fosse stato un fedelissimo di Vladimiro Paoli, presente con il diciottenne partigiano comunista nella sfortuna azione sul ponte dell'Ostiglia sulla "Valsugana" il 9 settembre 1944, nella quale Paoli rimase sul terreno per "fuoco amico".
(4) Testimonianza di Aldo Mazzucco, 1956, che riferisce quanto sempre sentito raccontare in famiglia: “Il comandante di questi partigiani sappiamo per certo chi era; era Italo Gardin” - Registrazione del 30 dicembre 2013, File 13123004 al minuto 18'02''.
(5) Gianpier Nicoletti, “Tra ‘800 e ‘900: trasformazioni e permanenze”, in Storia di terra e di acque, Comune di Zero Branco - Canova, 2004, p. 292.
(6) Aistresco, fondo Caporizzi, b 7, fasc. Divisione Sabatucci, sf. Brigata Negrin.
(7) Anche se una sacca di resistenza viene segnalata il 30 aprile in via Zecchina dove «Silvio Pesce che “si trovava sul posto di combattimento” assieme al proprio caposquadra Enrico Giuriati, veniva ferito alla coscia dalle schegge». Gianpier Nicoletti, “Tra ‘800 e ‘900: trasformazioni e permanenze”, in Storia di terra e di acque, Comune di Zero Branco - Canova, 2004, p. 291. Enrico Giuriati era caposquadra della Mameli. In altro documento risulta che Giuriati è stato sì ferito all'arto superiore destro ma il 29 aprile 1945. (Elenco delle perdite subite dalle Brigate GL - Aistresco, Caporizzi, b 8, fasc. Gruppo Brigate GL (data: 29 agosto 1945) e sf. Brigata Bortolato per l’elenco dei componenti della Mameli).
(8) Elio Fregonese (a c.), I caduti trevigiani …, considera Emilio Schreiber un caduto della Mameli.
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