mercoledì 30 maggio 2018

Note biografiche su Angelo Decima, autore della relazione sui ferrovieri comunisti di Treviso durante (e subito dopo) la Resistenza


La biografia di Angelo Decima è stata ricostruita grazie al figlio Giulio, intervistato nella sua abitazione di Padova il 26 aprile 2018. La registrazione dell'intervista (file 18042603) è conservata nell'archivio del'autore. Ringrazio l'avv. Lucia Decima per avermi procurato il contatto.
Angelo Decima (Treviso 1901 - Padova 1994)
in un dipinto di Pino Passalenti.
Angelo Decima, nato a Treviso il 29 settembre 1901, era uno dei quattro figli di Giulio e Ida Arbasini. Il padre era un apprezzato geometra libero professionista con la passione per la musica (suonava nella banda cittadina); delle sue costruzioni rimane ancora una villa situata all’inizio del cavalcavia del Terraglio direzione Venezia, alle spalle della farmacia.
Angelo frequentò un istituto tecnico superiore di Treviso, probabilmente il Riccati e il 4 ottobre 1920, alla visita di leva, risultava già occupato come ferroviere [1]. Figlio di una famiglia della piccola-media borghesia urbana di cui non sono note tradizioni socialiste, si iscrisse al Partito Comunista fin dal 1922, influenzato dal clima che si respirava nell’ambiente di lavoro, «quei comizi pieni di fede ove i nostri vecchi compagni ferrovieri davano tutto il loro entusiasmo, in un’atmosfera di amore fraterno e di sentimenti altruistici così naturali e spontanei che empivano l’animo di commozione» [2].
La sua iscrizione al PCI clandestino non gli impedì, tuttavia, l’avanzamento della carriera all’interno dell’amministrazione [3], tanto da diventare negli anni ’30 capo della Gestione Merci della stazione di Treviso. Un ruolo che permetteva una certa agiatezza alla famiglia [4].
Appassionato di teatro, entrò nella gestione del Dopolavoro Ferroviario [5], e riuscì a portare a Treviso autori della fronda antifascista quali il triestino Angelo Cecchelin.
Alla caduta di Mussolini, il 25 luglio del ’43, fu organizzata all’interno del Dopolavoro una grande festa, con balli e brindisi a volontà. Ma l’aria di libertà durò poco. Dopo l’8 settembre tornarono i tempi bui per gli oppositori. E chi si era messo in evidenza come antifascista nel nuovo clima dei quarantacinque giorni, dovette ben presto cambiare aria per sfuggire alle ritorsioni.
Fu il caso di Angelo Decima, che abbandonò la sua abitazione a Treviso in via Dandolo [6] e trasferì la famiglia in una villa di amici, i conti Albuzio di Zero Branco, fin dall’inizio del 1944 quando ancora la città non era stata bombardata [7].
Angelo non amava parlare di se stesso, e non sappiamo di preciso quale sia stato il suo ruolo nella Resistenza. Di sicuro era un autorevole esponente del PCI trevigiano in clandestinità, partito di riferimento del Gruppo brigate partigiane “Garibaldi”. Lo ricorda il futuro deputato Ugo Marchesi, che — verso la fine del 1944 — notò Decima fra i partecipanti a una riunione di esponenti di spicco del PCI in casa di Nicola Paoli, noto antifascista, comunista e partigiano[8].
Impegnato nell'attività organizzativa e di coordinamento non fu comunque operativo sul piano militare. Come si può leggere in una nota del “Servizio Commissioni Riconoscimento Qualifiche ai Partigiani” [9] ad Angelo Decima fu assegnata infatti la qualifica di “Patriota” e non quella di “Partigiano Combattente”, pur risultando aderente alla brigata garibaldina Bavaresco dall’1.10.1944 al 1° maggio 1945.
Angelo Decima era anche un
appassionato lettore e bibliofilo.
Questo il suo Ex libris.
Il suo spirito aperto al dialogo lo portava a coltivare amicizie con
importanti esponenti del PCI trevigiano tra i quali Piero dal Pozzo, Ivo Dalla Costa e il prof. Ettore Luccini, ma anche con esponenti politici degli altri partiti, senza per questo rinunciare alle proprie idee [10].
Finita la guerra rimarrà ancora per poco tempo in ferrovia. A ben guardare la relazione del 1945, così curata e dettagliata, pare infatti rispondere alla necessità di lasciare una traccia del proprio operato da parte di un uomo che ha ormai deciso di abbandonare il mondo delle rotaie per intraprendere un altro percorso professionale.
Il figlio esclude in maniera categorica che ci siano stati dei dissapori col partito all’origine della sua scelta [11], sottolineando anzi come il padre sia sempre rimasto iscritto a Treviso, dapprima alla sezione del PCI (fino allo scioglimento del partito), per poi iscriversi a quella
del PDS.
Pubblicità del negozio a Treviso di Gino Tomaselli (di cui era socio anche 
Angelo Decima) sull'organo della DC Il Popolo della Marca - 12.1.1946.
Nel 1946 lo troviamo socio del poeta Gino Tomaselli “Cafè Nero”, già responsabile dell'Ufficio stampa del CLN di Treviso ed esponente del Partito Cristiano Sociale, che aveva aperto in città un negozio-laboratorio di impianti elettrici di fronte alla chiesa di San Leonardo.
Dopo circa un anno di collaborazione con Tomaselli, Angelo — forte della sua passione per il mondo dello spettacolo — si mise in proprio trasferendosi a Padova, dove aprì un negozio di materiale per la cinematografia nella centrale via Ugo Foscolo. Rappresentante della ditta FEDI di Milano che produceva proiettori cinematografici, curava i montaggi e gli impianti elettrici delle tante sale “cinema-teatro” che sorgevano in quegli anni e gradualmente, specie dopo l’ingresso in azienda del figlio Giulio, nella seconda metà degli anni ’50, ampliò l’attività nel campo teatrale sviluppando la progettazione e la realizzazione della meccanica di scena [12].

Giulio Decima [13], durante l'intervista 
nella sua casa di Padova il 26 aprile 2018.
Dopo la pensione si trasferì sui colli asolani, dove si fece costruire una casa a Pagnano e continuò la militanza nella sinistra, diventando amico del consigliere comunale del PCI ad Asolo, l’architetto Armen Gurekian.
Restò a Pagnano fin verso la fine del 1993. Poi, a causa di problemi cardiaci, accettò di ritornare a Padova, nell’abitazione del figlio. La sera prima che morisse volle guardare in TV un film su Spartaco, il ribelle. E Giulio ricorda che gli disse: «Domani mattina compra la Repubblica e l’Unità che voglio vedere coma va a finire la rivolta dei contadini del Chiapas».  
È morto dormendo nella notte fra l’1 e il 2 gennaio 1994.
Fino all’ultimo con il pensiero rivolto a chi lottava per la giustizia sociale. I funerali civili si svolsero nella sala del commiato del crematorio di Padova e l’orazione funebre fu tenuta dall’avvocato Ennio Ronchitelli, partigiano.



Note

[1] Archivio di Stato Treviso, Foglio matricolare di Angelo Decima, matricola 34103, classe di leva 1901, Distretto militare di Treviso. A.D prestò il servizio militare dal 14.11.1920 al 16.8.1922 a Cividale e Pola nel “Genio Zappatori e Telegrafisti”.
[2] Vedi la relazione letta da A.D. all’assemblea della sezione PCI dei ferrovieri di Treviso  in “La Resistenza dei ferrovieri comunisti di Treviso, 3 - La ripresa dell’attività dopo la Liberazione”.
[3] «Il partito - sostiene il figlio - lo spinse a non abbandonare lavoro e carriera, per contare su un proprio uomo all’interno della stazione di Treviso»
[4] «Avevamo una cameriera e d’estate andavamo in villeggiatura, al mare a Cesenatico e in montagna a Fiera di Primiero».
[5] L'edificio del Dopolavoro Ferroviario, distrutto dai bombardamenti, si trovava nel luogo in cui poi sorse il cinema Altinia, nei pressi della stazione. «Era grande, aveva il teatro, la mensa, il campo di bocce e - mi pare - anche i canottieri. Mi ricordo che da piccolo ci andavo anch’io. C’era una scalinata per andare su in galleria, e c’era un piedistallo con una testa di Mussolini».
[6] Meglio conosciuta allora come “via Van Den Borre” perché fra la stazione e via San Zeno aveva sede e azienda lo storico vivaio trevigiano.
[7] «Ci avevano riservato quattro stanze in questa villa, ma una mattina di febbraio del ‘44, arrivarono le SS che in mala maniera ci buttarono fuori, sulla strada, col freddo gelido che c’era allora. Mia madre non si perse d’animo, andò dal locale segretario del PFR che ci sistemò in una stanza della Casa del Fascio a Zero. Poi, sempre mia madre, trovò una casa di contadini a Sant'Alberto che ci ospitò fino alla fine della guerra. Io andavo a scuola a Zero Branco e mia sorella Nadia, in bicicletta, andava a Treviso, alle magistrali». Ascolta il racconto dell’episodio su YouTube.
Da notare come il "Dott Notaio Albuzio Nob Cav Italo" nell'agosto del 1923 avesse curato la liquidazione del "Circolo Ricreativo Ferrovieri di Treviso", imposta dal regime fascista. (Aistresco, n. inv. 057, fondo Ivo Della Costa)
[8] Fra i presenti alla riunione anche il professor Serafino Riva, primo segretario del PCI di Treviso e “firma” del settimanale Il Lavoratore, sia socialista (1920) che comunista (1945). A oltre sessant’anni di distanza Marchesi sbaglia il nome: Mario anziché Angelo, e il ruolo: capostazione anziché capo gestione, ma si tratta senza dubbio del Nostro. “Prima che scenda il silenzio … Quando le testimonianze diventano storia”, S. Trovaso, 2008, p. 138.
Angelo Decima e l’opera dei ferrovieri a favore dei soldati italiani catturati dai tedeschi e in transito per la stazione di Treviso dopo l’8 Settembre 1943 sono ricordati anche in Ives Bizzi, La Resistenza nel Trevigiano, 8, La Resistenza a Treviso, Susegana, Giacobino, 2006, p. 69.
[9] La nota è allegata al Foglio matricolare.
[10] «Era molto amico dei democristiani Bruno Marton e Marcello Olivi, entrambi attivi nella Resistenza e dopo la guerra rispettivamente sindaco di Treviso e presidente della provincia di Padova».
[11] Balza all'occhio, tuttavia, come alle elezioni amministrative del comune di Treviso (31 marzo 1946) nella lista del PCI non figuri Angelo Decima, pur essendoci ben cinque candidati ferrovieri: Ugo Marchesi (che aveva vinto un concorso per segretario amministrativo nel 1940, e nel contempo frequentava giurisprudenza prima a Padova poi a Bologna, dove si laureò nel '46 - Prima che scenda il silenzio... , cit. p. 136), Giulio Bacchin, Mario Cossalter, Pietro Fregonese (cinquantenne, socialista e sindacalista prima del fascismo, cacciato dalle ferrovia nel 1923. Le carte di Bruna...  p. 172), Gino Billiani. 
[12] Nel 1989 la ditta “Decima 1948” si trasferì nella zona industriale di Padova, dove tuttora opera, diretta da Lorenzo Peruzzo e da Enzo e Paolo Trovato, figli della primogenita di Angelo, Nadia (1929-2011, pittrice e insegnante di materie artistiche) e dell’architetto Rosario Trovato.
La croce di Cavaliere dell'Ordine
della Polonia Restituta
, onorificenza

conferita a Giulio Decima nel 1967.
[13] Giulio Decima (nato nel 1935 a Treviso) è stato dirigente del Movimento giovanile socialista padovano, presidente provinciale di Padova dell’Uisp - Unione italiana sport popolare, segretario della Società di Amicizia Italo-Polacca e imprenditore nell’azienda di famiglia, la “Decima 1948”.
Per la sua opera nella Società di Amicizia Italo Polacca, nell’aprile 1967 — nel corso di un incontro al Quirinale fra il presidente polacco Edward Ochab e il presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat — fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Polonia Restituta, assieme allo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, alla direttrice della Galleria Nazionale d’arte moderna Palma Bucarelli e all’assessore alla cultura del Comune di Venezia Mario De Biasi.




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2 commenti:

  1. Sono l’ultimo segretario SFI di Padova e promotore della Sezione Ferrovieri. Ho apprezzato la ricerca di Angelo Decima. Mi dispiace di non averlo conosciuto ma mio padre Agostino , ferroviere come me, me ne aveva parlato.

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