domenica 14 agosto 2016

NOTE - "Sui luoghi della Resistenza..." (con due articoli pubblicati nel 1947 "in mortem" di Italico Corradino Cappellotto)


Italico Corradino
Cappellotto nella foto
ufficiale da deputato. 
(1) Italico Corradino Cappellotto, 1886-1947, partigiano e autorevole membro del CLNP per i Cristiano-Sociali fin dal settembre 1943 (M. Borghi, Dopo la guerra ... nei verbali del CLNP ..., p. 20), fu avvocato, insegnante e sindacalista cattolico. Organizzatore delle lotte contadine con Giuseppe Corazzin già negli anni precedenti la Grande Guerra, fu deputato del Partito Popolare fra il 1919 e il 1921 nella XXV legislatura del Regno.
Cappellotto, pur essendo stato uno dei più importanti esponenti della politica trevigiana della prima metà del Novecento, è poco noto; forse perché la sua opera difficilmente può venir rivendicata dalle grandi famiglie politiche che dominarono la scena nel dopoguerra.Per una sua breve biografia priva peraltro di analisi critica —  si vedano (alla fine di queste note) gli articoli pubblicati in occasione della sua morte su due giornali dell'epoca.
(2) Sulla diversa concezione di lotta al nazifascismo delle due componenti cfr. Luigi Urettini, La costituzione delle FADP e la strategia militare di Teodolfo Tessari... , pp. 98-99.
In sintesi, i militari, appoggiati fra gli altri dai Cristiano Sociali di Italico Cappellotto, sostenevano la necessità di una loro direzione della resistenza, che avrebbe dovuto essere affidata a un tecnico - individuato nel colonnello Sassi - mentre i politici affermavano che «anche la direzione militare doveva essere sorvegliata e guidata dalla parte politica, per evitare pericolose deviazioni della cospirazione».
Sarà questa seconda impostazione a prevalere già dal primo esecutivo militare regionale del CLN, destinato a durare fino al dicembre del '43 e composto, oltre che da Sassi (cui era riservato il ruolo di semplice "consulente militare") «da Silvio Trentin (PdA) che vi svolgeva funzioni di presidente, da Egidio Meneghetti (PdA), da Concetto Marchesi (PCI), da Antonio Cavinato (PSI), da Bruno Marton (DC) e da Arturo Buleghin (PRI)». (Ernesto Brunetta, Correnti politiche e classi sociali..., p. 74).

Curiosità : la riunione di Bavaria si tenne nel granaio della canonica. A montare la guardia vi erano alcuni giovanissimi combattenti, fra i quali il diciassettenne Umberto Lorenzoni (Francesco Piazza, Portavamo il fazzoletto azzurro, p. 23), futuro commissario - col nome di battaglia "Eros" - del btg. "Castelli"della Brigata Piave (Schiavetto, p. 58) e attivissimo presidente dell'ANPI di Treviso nell'ultimo periodo della sua vita.
La partecipazione di Lorenzoni [1926-2018] alla riunione di Bavaria è ricordata anche dallo stesso "Eros" nel racconto autobiografico raccolto da Simone Menegaldo per il suo libro "Le voci degli ultimi", Istresco, 2010 e pubblicato nella pagina Facebook dell'Istresco il 19.11.2018: «Il primo contatto vero e proprio con la Resistenza, che fa di me un privilegiato, fu nella canonica di Bavaria, dove un prete antifascista [don Pasquale Roncato] aveva ospitato una grande assemblea di intellettuali e militari antifascisti [...]».

(3) Quattro dei dieci militari qui citati troveranno la morte prima della Liberazione: il col. Sassi Ducceschi, come ricordato nella lapide; il col. Angelo Zancanaro, nel rastrellamento seguito all'assalto del 15 giugno 1944 al carcere di Belluno, con liberazione di una settantina di detenuti politici; il cap. Mazzei, in conseguenza delle sevizie subite in carcere; il ten. col. Vittorio Premuda, ucciso il 19 agosto 1944 in circostanze mai chiarite, quasi sicuramente da altri partigiani in disaccordo con la sua concezione "attesista" della guerra partigiana. Per il comandante della brigata Piave, Francesco Gava "Olivi", non ci sono dubbi: Premuda fu «ucciso dai comunisti». (Piazza, cit., p. 23, nota 5).
Sulla polemica fra "attesisti" e i propugnatori di una lotta ad oltranza contro i nazifascisti cfr. Pozzobon Gianni, Rizzi Franco, Venti mesi nella Marca..., pp. 113-116.
Sugli "attesisti" (in generale), imperdibile Luigi Meneghello nei Piccoli Maestri (p. 178): «Alcuni altri capi territoriali, specie al livello locale, erano invece attesisti per vocazione, prudenti per dono di natura, veri estremisti della moderazione».
(4) Il grado militare di Urbano Pizzinato è riportato in calce a una sua dichiarazione del 9 luglio 1945, dattiloscritta, con firma autografa, su carta del Comando Gruppo Brigate (democristiane) "Sandro Pomini", nella quale attesta: «Fin dal settembre 1943 furono alle mie dipendenze squadre organizzate dal V. L. Teodolfo Tessari. Tali Unità costituirono dapprima la Compagnia Treviso delle F.A.D.P. che passarono poi nel Battaglione Treviso (maggio 1944) costituendone il Nucleo iniziale». (Aistresco, b. 45, carte Fusari Pietro).
Pizzinato, oltre che vicecomandante regionale veneto del CVL era anche responsabile militare per il CLN di Treviso, contemporaneamente per il Partito Cristiano Sociale e per la Democrazia Cristiana. (Urettini, cit. p. 99).
(5) Il capitano Mazzei è indicato da Ernesto Brunetta con il nome di Arturo. (Brunetta, Correnti politiche e classi sociali..., p. 134).
(6) Scrive Sante Rossetto a p. 301 del suo saggio sul Gazzettino: «Poi il lungo periodo democristiano. Quarant'anni di dominio bianco. Dove non si operava alla luce del sole, ma si decideva nelle segreterie dei partiti e nelle canoniche. Quarant'anni di connivenza politica e clericale. Con un giornale saldamente controllato dai pretoriani del Biancofiore. Sorridenti, ma atroci e determinati nei loro obiettivi di potere».
(7) Durante il periodo clandestino, per la Democrazia Cristiana si alternarono nel CLNP (Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale) di Treviso: «Bruno Marton, Luigi Rossetti, Giovanni Gorga, Clemente Pantaleoni, Giuseppe Caron, Mario Ferracin. Bruno Marton [che, come abbiamo visto in nota 2, fu anche rappresentante della DC in seno all'esecutivo militare regionale del CLN fin dalla sua prima riunione dopo l'Otto Settembre] figurò come rappresentante democristiano dall'8 settembre 1943 al 30 aprile 1945, venne però più volte sostituito. Luigi Rossetti lo sostituì nei mesi di aprile, maggio e giugno 1944; Clemente Pantaleoni partecipò ad alcune sedute durante i mesi di febbraio, marzo e aprile 1944; Mario Ferracin sostituì Marton dopo il suo arresto (avvenuto il 20 gennaio 1945) e poi nei mesi di febbraio, marzo e aprile 1945. Una relazione redatta dopo la liberazione da Giuseppe Caron affermò invece che nel campo politico la DC fu rappresentata prima da Bruno Marton, poi dal giudice Giovanni Gorga ed infine da Giuseppe Caron. Dalla liberazione al 23 maggio Bruno Marton continuò ad essere il rappresentante della DC nel Comitato, venne poi avvicendato da Clemente Pantaleoni che restò il membro democristiano fino allo scioglimento del CLNP».
(Marco Borghi, “I membri del Comitato dal periodo clandestino allo scioglimento”, in Dopo la guerra, Politica, amministrazione e società nei verbali del CLN provinciale trevigiano … , p. 430).
Ma al di là di questo tourbillon di esponenti più o meno noti, l'uomo di riferimento della DC durante la Resistenza a Treviso era senza dubbio Bruno Marton, come per il PCI era Piero Dal Pozzo.



Necrologi di ITALICO CORRADINO CAPPELLOTTO

Il Gazzettino, 7 gennaio 1947

È morto l’on. Cappellotto

Italico Corradino Cappellotto è ricordato dal Gazzettino,
il 7 gennaio 1947, giorno successivo alla sua morte.
È morto ieri notte l’in. avv. prof. Italico Corradino Cappellotto. Da due anni resisteva ancora miracolosamente contro un male che la scienza medica aveva dichiarato di non poter più vincere.
La vista era già perduta, mentre ogni sforzo veniva fatto per prolungare una esistenza ormai condannata. Eppure era in lui sempre una volontà risoluta e una grande fermezza. Lo spirito sopravvissuto intatto come entro una incorruttibile fibra. Il pensiero era lucido e operava come se ancora gli occhi vedessero. Era quanto gli rimaneva ancora e pareva non voler mai riposare. Finché gli fu possibile, egli riuscì a presenziare ad ogni riunione, dove si faceva accompagnare. Vi presenziava e talora dirigeva. Saliva ancora faticosamente le scale che conducevano agli uffici dove per ragioni professionali o politiche riteneva necessaria la sua presenza. Ed era sempre ascoltato e riusciva ancora con la sua parola ad animare e incoraggiare, a patrocinare.
La morte lo ha colto a sessanta anni. Così può essere riassunta la sua vita: Laurea in legge nel 1907 e conseguimento di un premio nel 1908 all’Università di Bologna; nel 1908 ottiene il diploma della Scuola Superiore di Commercio a Venezia per abilitazione all’insegnamento delle Scienze Economiche: da maggio 1908 a ottobre 1910 è allievo ispettore del movimento e traffico nelle ferrovie di Stato Compartimentali di Venezia e Mestre; nel 1910 ottiene la cattedra di Scienze giuridiche ed economiche nell’Istituto Tecnico Superiore di Treviso, è collocato a riposo per la imposizione della commissione fascista per il confino.
Dopo la liberazione è reintegrato nell’insegnamento. Dal 1898 è militante nell’Azione Cattolica. Fu organizzatore dei Sindacati dei contadini della trevigiana dal 1909 al 1915.
Partecipò alla guerra 1915-1918 come maggiore del Genio: combatté nella I. e 4. Armata. Fu insegnante e avvocato. Deputato al Parlamento, membro della Commissione di Finanza al tesoro dal 1919 al giugno 1921, quando fondò il Partito Cristiano del Lavoro, fusosi più tardi nel 1942 col Partito Cristiano Sociale. Lo si ricorda anche quale consigliere comunale di Treviso nel periodo Matteotti, per il suo coraggioso e deciso contegno antifascista.
Fondò e diresse “La Battaglia” settimanale che non ebbe lunga esistenza. Prese parte precipua alla cospirazione e alla insurrezione contro il nazifascismo e fu membro effettivo del Comitato di Liberazione Nazionale provinciale di Treviso.
Venne catturato l’8 gennaio 1945 dalla brigata nera “Cavallin” e minacciato d’impiccagione e fu rilasciato essendosi constatato che aveva perduto la vista in seguito a retinite bilaterale.
Autore di numerosi scritti giuridici e economici, pubblicò anche l’opera postuma del padre suo comm. Giuseppe, aggiornata e commentata da lui, sul noto trattato in tre volumi “Le tasse del registro”.
Di salda fede religiosa cattolica, fu un osservante in pieno, e proclamò con grande chiarezza i suoi sentimenti. Aveva il cuore aperto ai più elevati sensi di umanità: e dedicò sino all’ultimo momento agli umili e alle classi lavoratrici tutte le sue energie avendo di mira una giustizia sociale ispirata alla dottrina di Cristo.
Fu un credente, un galantuomo, un uomo di battaglia, colto e preparato. Lascia un profondo vuoto fra i molti amici e un largo rimpianto in tutti gli onesti.



Il cordoglio del Partito Cristiano Sociale Il Gazzettino, 7 gennaio 1947
Dall’Esecutivo Regionale del Partito Cristiano Sociale riceviamo:
Il Partito Cristiano delle Tre Venezie vede sparire dalle sue file il più strenuo, il più  preparato dei suoi fondatori, il suo capo. È con animo profondamente commosso che noi facciamo corona alla sua salma. L’uomo integro ha ancora nella sua fissità una parola da dirci: Avanti! Forti nella nostra fede, nella giustizia della nostra causa.
Egli è stato veramente l’eroe dei suoi propositi. Con lui ognuno di noi si sentiva sicuro. La morale cristiana quale viene costantemente insegnata dalla Chiesa Cattolica formava la sostanza della sua politica. Egli sentiva che a fondamento di questa morale erano i diritti della persona alla libertà e i doveri della solidarietà umana, il lievito di ogni progresso sociale.  Nello spirito cristiano egli scorgeva la forza capace di educare sempre più italiani all’onestà della vita e alla nobiltà del carattere. Perché cristiano fu contro ad ogni privilegio economico, classista, dinastico, nazionalista, razzistico; fu per l’unione di tutte le forze al rinnovamento più profondo di tutta la struttura della società, così da attuare una cristiana sovranità del lavoro.
Tutta la sua vita è una testimonianza della sua lotta onesta, libera, cavalleresca, anche quando il male ne insidiò progressivamente la forza al quale s’ostinò di non credere forte della grandezza della sua missione. La cecità parve accrescergli la memoria, l’ingegno.
Non viveva che delle letture che gli si facevano da tutte le fonti, che della radio che ascoltava da tutte le nazioni, che delle amicizie, avido sempre di conoscenze, pronto a dare consigli che i fatti provarono sempre i più saggi.
Il Comitato di Liberazione Nazionale sa quanto anche in queste sue condizioni è stata preziosa, ammirata l’opera di lui, pronto a riconoscere il bene da qualsiasi parte venisse, a stringere la mano a chiunque perché sentiva che ognuno poteva associarsi a lui nella sua opera di giustizia.
Il Partito Cristiano Sociale raccoglie la fiaccola ch’egli ha tenuta accesa in alto fino all’ultimo istante della sua vita. Nel suo esempio, nella sua fede, troverà di continuare la sua santa battaglia.


Cronaca dei funerali Il Gazzettino, 9 gennaio 1947
Le solenni onoranze alla salma
dell’onorevole Cappellotto
Nella rigida mattinata di ieri, una folla di amici, ammiratori e conoscenti e numerose rappresentanze si sono strette attorno alla salma dell’on. avv. prof. I. C. Cappellotto, per una affettuosa testimonianza di cordoglio.
Il necrologio a pagamento sul
Gazzettino di fratelli, cognate e
governante di Italico C. Cappellotto
A casa dell’estinto, in Città Giardino, verso le 10,30 si è composto il corteo funebre che, preceduto dalla croce, si è diretto alla chiesa di S. Agnese.
Nello stuolo degli intervenuti erano i rappresentanti di tutti i partiti politici e fra le autorità: il Sindaco on. avv. Antonio Ferrarese, l’on. avv. Costantini, l’avv. Ruggero Lombardi presidente della Deputazione Provinciale, l’avv. Gustavo Visentini presidente dell’Ordine degli Avvocati, magistrati, professori delle scuole medie, avvocati e cittadini di ogni ceto sociale e la rappresentanza dell’Esecutivo Regionale del Partito Cristiano Sociale.
L’autobara era tutta coperta di grandi corone di fiori, inviate dai fratelli e cognati, dal Prefetto di Treviso, dal Partito Cristiano Sociale, dagli amici della Democrazia Cristiana, dal C.L.N. provinciale, dal Comitato Direttivo dell’Anpi, dall’Amministrazione provinciale di Treviso, dal Partito Socialista, dal Partito d’Azione, dalla Commissione Economica Provinciale. Erano pure presenti al mesto rito allievi ed ex allievi dell’Istituto Tecnico Riccati con gli insegnanti, e degli altri istituti scolastici medi.
Reggevano i cordoni della bara il prof. Silvio Zorzi, il prof. Luigi Cervellini, il rag. Urbano Pizzinato, l’avv. M. Roma, il cav. Rossi e A. Tabarin.
Nella chiesa di S. Agnese il feretro venne deposto sopra un tumulo preparato nel centro, e il parroco mons. Gattel [?] ha celebrato la Messa. Dopo le esequie, fuori del tempio, pronunciarono commoventi parole rievocando la nobile ed eletta figura dello scomparso: il pro. Zorzi per il Partito Cristiano Sociale, il prof. Enrico Opocher per il C.L.N, il prof. Mario Prevedello per l’A.N.P.I., l’ing. Bettazzi per l’A.C. , il prof. Cervellini, Preside del’Istituto Tecnico, per gli insegnanti, per tutti gli allievi ed ex allievi. Quindi il sig. Marcolin ha recato alla memoria dell’estinto il reverente e fraterno saluto degli amici di fede di Venezia.
Poi, la salma, seguita dai congiunti, dagli intimi di famiglia ed amici, è stata accompagnata fino al Cimitero Comunale Maggiore, dove è seguita la tumulazione.


Il ricordo di Urbano Pizzinato "Carminati" (vicecomandante regionale del Corpo Volontari della Libertà) sul settimanale dei partigiani di Treviso Patrioti della Marca - 9 gennaio 1947

Il Partigiano Italico Corradino Cappellotto è morto   

Italico Corradino Cappellotto è ricordato nella sua qualità di
partigiano da Urbano Pizzinato ''Carminati'' (vice comandante
veneto del Corpo Volontari della Libertà) sul settimanale
dei partigiani di Treviso Patrioti della Marca - 9.1.1947
Riportare qui, come han fatto e faranno altri giornali il suo curriculum vitae, appare quasi inutile: i Partigiani della Marca, tutti coloro che nella nostra Provincia combatterono contro l’oppressione fascista dal suo sorgere fino alla Liberazione, lo conoscono perché lo ebbero a capo o al fianco, irriducibile, instancabile, fiero e fermo, appassionato come un apostolo, ricolmo di dedizione assoluta all’ideale come un martire.
Noi vorremmo qui ricordare l’uomo, il cittadino, l’educatore, il professionista, il politico: ma dissociare in lui queste qualità è impossibile, perché egli ne incarnava la rara e ammirevole sintesi.
E così, lo studente che, nel 1907, conseguiva la laurea in legge nello Studio di Bologna, è lo stesso che , un anno dopo , veniva abilitato all’insegnamento delle Scienze Economiche nella Scuola Superiore di Commercio di Venezia; il funzionario del Compartimento delle Ferrovie dello Stato è lo stesso che insegnava, nel 1910, Scienze giuridiche ed economiche nell’Istituto Tecnico Superiore di Treviso; e il giovane che, nel settembre 1898, militava nei ranghi dell’Azione Cattolica, è lo stesso che, dal 1900 al 1905 partecipava con Don Romolo Murri al primo movimento Democratico Cristiano.
Tutta la sua anima, così eccezionalmente forte nella fede, tutta la sua vastissima cultura, tutta la sua intelligenza furono protese a costruire una solida socialità cristiana.
È in conseguenza di questa sua volontà, di questa sentita missione ch per sei anni, dal 1909 al 1915 egli organizzò i sindacati dei contadini nella Provincia di Treviso.
Noi che avemmo la ventura di essergli allievi ed amici proprio da quel periodo che fu forse il più fervido della sua esistenza, lo ricordiamo Professore di elevatissima cultura e di benevola serenità, assertore infaticabile delle più ardite riforme sociali, propagandista di un ideale che attribuiva al lavoro umano tutti i diritti che gli venivano riconosciuti e consacrati dall’Evangelo di Cristo.
La guerra 1915-18 lo ebbe Ufficiale Superiore del Genio Zappatori. Ma, finita la guerra, Cappellotto ritornò alla tribuna politica, cui una particolare inclinazione lo destinava e una profonda preparazione lo rendeva dei più alti.
E fu Deputato dal 1919 al 1921 e membro della Commissione permanente di Finanza e Tesoro.
Nel 1921 fondò il Partito Cristiano del Lavoro e ne diresse il settimanale “La Battaglia”, travolto nel 1926 dalla ferocia fascista.
Capeggiò, nel consiglio comunale di Treviso, la minoranza antifascista; e noi lo riudiamo, durante il periodo della Quartarella [1], gridare in piena seduta pubblica, solo e diritto contro la canea urlante e minacciante della maggioranza: “Viva Matteotti!”.
Questo era l’uomo.
Quando il fascismo tolse anche le ultime vestigia di libertà, Cappellotto continuò come meglio poté la sua battaglia. I fascisti lo sapevano e, nel tentativo di fiaccare un avversario  così indomito, non contenti di essere ricorsi alla violenza personale, lo dimisero — secondo il costume — dal posto di insegnante.
Ma l’uomo non piegò. Una fede incrollabile lo sorresse per lunghi anni della schiavitù.
Nel 1942, delineatasi la catastrofe che avrebbe travolto il fascismo, fondò, con pochi altri animosi, il Partito Cristiano Sociale.
Ma il male che doveva ucciderlo aveva già cominciato a minargli seriamente il fisico; eppure la sua forte volontà imperava anche sul male.
La sua casa fu, specialmente dal Luglio 1943, il ritrovo di uomini politici di tutte le fedi. E quando l’occupazione nazi-fascista si abbatté sull’Italia, i primi convegni del C.L.N., i primissimi del movimento Partigiano avvennero in casa sua.
E partigiano fu egli stesso, come organizzatore e animatore indomabile del movimento di resistenza. Minorato nel fisico dal male, subì anche l’arresto della Brigata “Cavallin”, e quando la Liberazione dell’Aprile portò il suo arcobaleno sulla Patria straziata, Cappellotto trovò la forza di rappresentare il proprio partito nel C.L.N. Provinciale.  
La morte lo ha colto, da buon combattente, sulla breccia.
Egli fu uomo d’azione e di pensiero, nel senso più letterale della parola. Fu un libero e un democratico, e per la libertà e la democrazia si batté fino all’ultimo. Fu un giusto ed onesto: la sua rettitudine non gli concesse deviazioni o compromessi né davanti a Dio, né davanti agli uomini.
Fu inflessibile con sé stesso; indulgente con gli altri.
Alle rare doti di intelligenza unì doti non comuni di cuore. Non ci fu un diseredato, un umile, un oppresso che sia ricorso invano a lui per ottenere giustizia.
Diede tutto di sé e nulla chiese.
La vita gli fu avara di qualsiasi bene: quando gli poteva essere concesso di raccogliere il frutto di così lunga e strenua battaglia, il male e la morte gli vietarono ogni legittima umana soddisfazione: persino quella di proseguire nella lotta.
E questo fu il suo grande, inconfessato, intimo dramma.
Davanti alla Sua salma si chinano reverenti tutti i nostri partigiani.
Cappellotto è vissuto da cristiano, confessando la sua fede con le opera e la parola: Cristo lo accolga nella Sua pace e nella Sua gloria.
U.P. [Urbano Pizzinato]

[1] Dal nome del bosco (la Macchia della Quartarella) — in comune di Riano a 25 km dalla capitale — in cui fu sepolto il cadavere del deputato socialista Giacomo Matteotti dal giorno del suo rapimento e uccisione da parte dei fascisti, 10 giugno 1924, al giorno del suo ritrovamento, il 16 agosto 1924.




26 febbraio 1946: la domanda di iscrizione all'Anpi di Italico C. Cappellotto
(ormai cieco da oltre un anno), con la sua firma autografa

Italico Corradino Cappellotto, particolare della domanda di iscrizione all'Anpi,
con la sua firma autografa, 26.2.1946. (Archivio Istresco, ID 545, n. inv. 045)

Italico Corradino Cappellotto, particolare della domanda iscrizione all'Anpi,
con la sua attività durante la Resistenza. (Archivio Istresco, ID 545, n. inv. 045)

Italico Corradino Cappellotto, particolare della domanda di iscrizione all'Anpi,
con i suoi "dati matricolari", 26.2.1946. (Archivio Istresco, ID 545, n. inv. 045)

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